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domenica 18 gennaio 2009

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo


Israele : boicottaggio, ritiro degli investimenti e sanzioni - 10/01/09
di Naomi Klein
Fonte:
Megachip

È ora. Un momento che giunge dopo tanto tempo. La strategia migliore per porre fine alla sanguinosa occupazione è quella di far diventare Israele il bersaglio del tipo di movimento globale che pose fine all'apartheid in Sud Africa.
Nel luglio 2005 una grande coalizione di gruppi palestinesi delineò un piano proprio per far ciò. Si appellarono alla «gente di coscienza in tutto il mondo per imporre ampi boicottaggi e attuare iniziative di pressioni economiche contro Israele simili a quelle applicate al Sudafrica all'epoca dell'apartheid». Nasce così la campagna "Boicottaggio, ritiro degli investimenti e sanzioni" (Boycott, Divestment and Sanctions),
BDS per brevità.

Ogni giorno che Israele martella Gaza spinge più persone a convertirsi alla causa BDS, e il discorso del cessate il fuoco non ce la fa a rallentarne lo slancio. Il sostegno sta emergendo persino tra gli ebrei israeliani. Proprio mentre è in corso l'assalto, circa 500 israeliani, decine dei quali artisti e studiosi rinomati, hanno inviato una lettera agli ambasciatori stranieri di stanza in Israele. La lettera chiede «l'adozione immediata di misure restrittive e sanzioni» e richiama un chiaro parallelismo con la lotta antiapartheid. «Il boicottaggio del Sud Africa fu efficace, Israele invece viene trattato con guanti di velluto.... Questo sostegno internazionale deve cessare.»

Tuttavia, molti ancora non ci riescono. Le ragioni sono complesse, emotive e comprensibili. E semplicemente non sono abbastanza buone. Le sanzioni economiche sono gli strumenti più efficaci dell'arsenale nonviolento. Arrendersi rasenta la complicità attiva. Qui di seguito le maggiori quattro obiezioni alla strategia BDS, seguita da contro-argomentazioni.

1. Le misure punitive alieneranno anziché convincere gli israeliani. Il mondo ha sperimentato quello che si chiamava "impegno costruttivo". Ebbene, ha fallito in pieno. Dal 2006 Israele accresce costantemente la propria criminalità: l'espansione degli insediamenti, l'avvio di una scandalosa guerra contro il Libano e l'imposizione di punizioni collettive su Gaza attraverso un blocco brutale. Nonostante questa escalation, Israele non ha dovuto far fronte a misure punitive, ma anzi, al contrario: armi e 3 miliardi di dollari annui in aiuti che gli Stati Uniti inviano a Israele, tanto per cominciare. Durante questo periodo chiave, Israele ha goduto di un notevole miglioramento nelle sue relazioni diplomatiche, culturali e commerciali con moteplici altri alleati. Ad esempio, nel 2007, Israele è diventato il primo paese non latino-americano a firmare un accordo di libero scambio con il Mercosur. Nei primi nove mesi del 2008, le esportazioni israeliane verso il Canada sono aumentate del 45%. Un nuovo accordo di scambi commerciali con l'Unione europea è destinato a raddoppiare le esportazioni di Israele di preparati alimentari. E l'8 dicembre i ministri europei hanno "rafforzato" l'Accordo di Associazione UE-Israele, una ricompensa a lungo cercata da Gerusalemme.
È in questo contesto che i leader israeliani hanno iniziato la loro ultima guerra: fiduciosi di non dover affrontare costi significativi. È da rimarcare il fatto che in sette giorni di commercio durante la guerra, l'indice della Borsa di Tel Aviv è salito effettivamente del 10,7 per cento. Quando le carote non funzionano, i bastoni sono necessari.

2. Israele non è il Sud Africa. Naturalmente non lo è. La rilevanza del modello sudafricano è che dimostra che tattiche BDS possono essere efficaci quando le misure più deboli (le proteste, le petizioni, pressioni di corridoio) hanno fallito. Ed infatti permangono reminiscenze dell'apartheid profondamente desolanti: documenti di odentità con codici colorati e permessi di viaggio, case rase al suolo dai bulldozer e sfollamenti forzati, strade per soli coloni. Ronnie Kasrils, eminente uomo politico sudafricano, ha detto che l'architettura della segregazione da lui vista in Cisgiordania e a Gaza nel 2007 è "infinitamente peggiore dell'apartheid".

3. Perché mettere all'indice solo Israele, quando Stati Uniti, Gran Bretagna e altri paesi occidentali fanno le stesse cose in Iraq e in Afghanistan? Il boicottaggio non è un dogma, è una tattica. La ragione per cui la strategia BDS dovrebbe essere tentata contro Israele è pratica: in un paese così piccolo e così dipendente dal commercio potrebbe effettivamente funzionare.

4. Il boicottaggio allontana la comunicazione, c'è bisogno di più dialogo, non di meno. A questa obiezione risponderò con una mia storia personale. Per otto anni i miei libri sono stati pubblicati in Israele da una casa editrice commerciale chiamata Babel. Ma quando ho pubblicato "Shock Economy" ho voluto rispettare il boicottaggio. Su consiglio degli attivisti BDS, ho contattato un piccolo editore chiamato Andalus. Andalus è una casa editrice attivista, profondamente coinvolta nel movimento anti-occupazione ed è l'unico editore israeliano dedicato esclusivamente alla traduzione in ebraico di testi scritti in arabo. Abbiamo redatto un contratto che garantisce che tutti i proventi vadano al lavoro di Andalus, e nessuno per me. In altre parole, io sto boicottando l'economia di Israele, ma non gli israeliani.

Mettere in piedi questo programma ha comportato decine di telefonate, e-mail e messaggi istantanei, da Tel Aviv a Ramallah, a Parigi, a Toronto, a Gaza City. A mio avviso non appena si dà vita ad una strategia di boicottaggio il dialogo aumenta tremendamente. D'altronde, perché non dovrebbe? Costruire un movimento richiede infinite comunicazioni, come molti nella lotta antiapartheid ricordano bene. L'argomento secondo il quale sostenendo i boicottaggi ci taglieremo fuori l'un l'altro è particolarmente specioso data la gamma di tecnologie a basso costo alla portata delle nostre dita. Siamo sommersi dalla gamma di modi di comunicare l'uno con l'altro oltre i confini nazionali. Nessun boicottaggio ci può fermare.
Proprio riguardo ad ora, parecchi orgogliosi sionisti si stanno preparando per un punto a loro favore: forse io non so che parecchi di quei giocattoli molto high-tech provengono da parchi di ricerca israeliani, leader mondiali nell'Infotech? Abbastanza vero, ma mica tutti. Alcuni giorni dopo l'assalto di Israele a Gaza, Richard Ramsey, direttore di una società britannica di telecomunicazioni, ha inviato una e-mail alla ditta israeliana di tecnologia MobileMax. «A causa dell'azione del governo israeliano degli ultimi giorni non saremo più in grado di prendere in considerazione fare affari con voi né con qualsiasi altra società israeliana.»
Quando è stato interpellato da The Nation, Ramsey ha affermato che la sua decisione non è stata politica. «Non possiamo permetterci di perdere neppure uno dei nostri clienti: è stata pura logica difensiva commerciale.»
È stato questo tipo di freddo calcolo che ha portato molte aziende a tirarsi fuori dal Sud Africa due decenni fa. Ed è proprio questo tipo di calcolo la nostra più realistica speranza di portare giustizia, così a lungo negata, alla Palestina.

Traduzione di Manlio Caciopo per Megachip
Articolo orginale:
http://www.thenation.com/doc/20090126/klein?rel=hp_currently

Lista dei prodotti israeliani da boicottare

venerdì 11 luglio 2008

i sorrisi non rimangono mai a lungo sui visi di Nablus

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Nablus e' sempre in lutto

Cosi mi aveva detto giorno qualche fa una ragazza italiana che vive a Nablus.
E ora queste parole mi risuonano forte nella mente, mentre i soldati israeliani entrano a Nablus per mettere a ferro e fuoco la citta'.
Ancora una volta. Un'altra volta, come tante altre volte prima.

Eravamo seduti sul terrazzo, come un qualsiasi gruppo di amici in qualsiasi parte del mondo, a godere del fresco della sera, mentre ci scambiavamo chiacchiere, confidenze...e sorrisi. Ma qui l'inferno e' sempre incombente e, malgrado gli sforzi della sua gente, il sorriso non rimane mai a lungo sui visi di Nablus.
Stavamo ancora ridendo allo scoppio della prima bomba. Poi tanti spari. Un'altra bomba. E il nostro silenzio.
E' notte e la tragedia di Nablus si rinnova.
da una email giuntami da
Emanuela P.

martedì 17 giugno 2008

La Polizia Conduce dei 'Pogrom' sugli Stranieri

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Torino, 04 giugno 2008

Vogliamo denunciare un grave episodio, accaduto questa mattina, di cui è stata testimone una mediatrice interculturale di Moncalieri.Alle 08:30 circa, sul bus 67 (capolinea di Moncalieri), pieno di gente che a quell'ora è diretta a scuola o a lavoro, è salita una pattuglia della polizia, ha intimato a tutti gli stranieri di scendere, ha diviso maschi e femmine con bambini, ha chiesto il permesso di soggiorno.Molte persone avevano con sé solo la carta di identità italiana, altri il permesso di soggiorno, altri ancora né l'uno né l'altro. Tutto l'episodio si è svolto accompagnato da frasi quali : "non ce ne frega niente della vostra carta di identità italiana" , "è finita la pacchia", "l'Italia non è più il Paese delle meraviglie".Gli agenti hanno fatto salire tutti gli uomini su un cellulare, solo un uomo marocchino, mostrando la carta di identità italiana, si è rifiutato di salire, chiedendo di che cosa veniva accusato e che avrebbe fatto riferimento al suo avvocato. Gli agenti l'hanno lasciato andare.Nessuno dei passeggeri rimasti sull'autobus è intervenuto, anzi, molte delle persone presenti, anche sui balconi delle case intorno e sui marciapiedi, hanno applaudito.Ci aspettiamo che venga fatta chiarezza e che non si ripeta mai più un simile episodio in un Paese che si dichiara civile e democratico.

Associazione Almaterra

venerdì 18 aprile 2008

Sugli Attentati Fronte Combattente Cristiano

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Stava per “alzare il tiro” (contro i musulmani)

Arrestato Roberto Sandalo per “incendio doloso continuato e aggravato da discriminazione religiosa


Conferenza stampa del PM Spataro:
grave anche l’irresponsabilità di certi politici e giornalisti

Servizio di Abdullah Paolo Gonzaga (per Islam-onLine.it)

Roby il pazzo, come lo chiamavano in Prima Linea, l’organizzazione armata di sinistra, nell’ambito della quale su era macchiato di almeno 110 reati di cui tre omicidi, tutti cancellati in cambio della sua collaborazione con gli inquirenti, si era da tempo convertito ad una sua particolare visione del cristianesimo e della nazione.


Lo hanno preso la notte tra il 9 e il 10 aprile dopo che altre due auto erano state incendiate nei pressi del Centro islamico di Milano-Segrate e dopo che un altro veicolo era bruciato davanti all’ingresso della moschea di Via Quaranta, sempre nel capoluogo lombardo. Il quest’ultimo caso l’azione era stata rivendicata dal “Fronte Cristiano Combattente”, una sigla che aveva già firmato l’attentato che subì la sede milanese (e nazionale) dell’organizzazione umanitaria “Islamic Relief” giusto un anno orsono, il 13 aprile del 2007. In quell’occasione la rivendicazione minacciava di morte anche il sottoscritto, nella sua funzione di direttore delle attività in Italia dell’ente umanitario del Regno Unito.
Dopo I.R. furono attaccate la sede della Co.Re.Is in via Meda, un negozio appartenente ad un immigrato musulmano, per ben tre volte la moschea di Abbiategrasso.
Le indagini della DIGOS di via Fatebenefratelli si erano orientate negli ambienti dell’integralismo cattolico xenofobo e antislamico in cui spiccava la figura di Roberto Severini, questo il nome che Sandalo aveva assunto dopo la liberazione dal carcere (in tutto c’era rimasto più o meno due anni). Severini-Sandalo aveva cercato di entrare nelle Guardie Padane e il suo tentativo di infiltrazione era stato denunciato addirittura da Borghezio. Negli ultimi anni si era fatto vedere spesso in manifestazioni e marce antislamiche: contro la costruzione delle moschee di Colle val d’Elsa e Bologna e contro “l’islamizzazione dell’Europa” davanti all’ufficio milanese del Parlamento di Strasburgo.
E’ stato comunicato dalla Questura, che gli hanno trovato: una tanica contente 5 litri di benzina, un fucile ad aria compressa, due taniche di diserbante e altre bottiglie contenti miscele infiammabili, 7 bottiglie molotov già pronte con innesco in cartone e miccia di stoffa, un tubo di metallo con entrambe le estremità dotate di innesco, un ascia, altro materiale per il confezionamento di ordigni esplodenti, un manganello telescopico, uno spray urticante, un timbro con la scritta “Stop all’Islam” e altro materiale atto ad offendere.
Nella conferenza stampa tenuta nel pomeriggio in Questura il PM Spataro ha sottolineato la pericolosità del personaggio, che benché impunito è un pluriomicida (nel 1979, in meno di tre mesi uccise il vigile urbano Bartolomeo Mana durante una rapina di Prima Linea, un barista, Carmine Civitate e il dirigente Fiat Carlo Ghiglieno).




Il magistrato ha detto che le azioni antislamiche che gli vengono imputate hanno rischiato di provocare conseguenze ben più gravi delle semplici devastazioni materiali dei suoi obiettivi e che le ultime rivendicazioni e quanto ritrovato fanno pensare che si apprestasse ad un ulteriore salto di qualità. L’ultima rivendicazione, quella a seguito dell’incendio dell’auto di un frequentatore della moschea di via Quaranta, annunciava che avrebbe “alzato il tiro” circostanza questa che forse ha impresso un’accelerazione decisiva alle indagini già in corso.



Il PM ha voluto rassicurare la comunità islamica sull’imparzialità delle istituzioni e ha rammentato come l’uso del linguaggio da parte di chi ha un ruolo pubblico debba essere improntato al senso della responsabilità affinché a nessuno venga mai in mente di mettere in atto le frasi infuocate di certi leaders. Un ultima (benedetta) stoccata il dott. Spataro l’ha riservata a “certa stampa e certi giornalisti” che al momento degli attentati parlarono di “faide interne” alla comunità dei musulmani di Milano. Il magistrato ha denunciato il pericolo che deriva da un atteggiamento di questo tipo e l’irresponsabilità di chi fa certe dichiarazioni o scrive certe cose.
Alle pressanti domande dei giornalisti presenti il PM o non ha voluto confermare né smentire la possibilità di altri fermi, limitandosi a dire che le indagini sono in corso.


E se tanto mi da tanto Roby il pazzo non starà molto a cantarsela… con i suoi precedenti…

lunedì 14 aprile 2008

Arrestato Il Crociato

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo


TERRORISMO: ISLAMIC RELIEF, ARRESTO SANDALO NON CI SORPRENDE

IL DIRETTORE DELL'ONG ISLAMICA OBIETTIVO DI UN ATTENTATO COMPIUTOLO SCORSO ANNO DALL'EX PRIMA LINEA


Milano, 10 apr. - (Aki) - "Non siamo affatto sorpresi per l'arresto ordinatodalla procura di Milano dell'ex Prima Linea, Roberto Sandalo, in merito alleindagini sugli attentati contro le moschee e i centri islamici lombardi". E'questa la reazione di Abdullah Gonzaga, direttore per l'Italia dell'ongIslamic Relief, oggetto nell'aprile dello scorso anno di un attaccoincendiario compiuto con il lancio di una bomba molotov contro la propriasede milanese. "L'attentato che abbiamo subito noi è stato il primo dellaserie che ha poi toccato gli altri centri islamici della regione - spiegaGonzaga ad AKI - ADNKRONOS INTARNATIONAL - ed è stato l'unico a essererivendicato con una sigla che era quella del fantomatico 'Fronte cristianocombattente' che lanciava minaccia nei miei confronti".Gonzaga confermaquanto trapelato in queste ore dalla procura, che parla della partecipazionedi Sandalo a manifestazioni di carattere anti-islamico tenutesi a Milano."Avevamo saputo che questo personaggio era entrato nelle fila di gruppi notiper le loro posizioni islamofobiche - afferma -. Inoltre era stato visto auna manifestazione anti islamica che si è svolta a Milano in occasionedell'11 settembre. Sin dall'epoca sostenevo che solo persone che hanno inodio le organizzazioni impegnate nel dialogo interreligioso e che cercano dicostruire ponti tra diverse culture e fedi potevano essere i responsabili diquegli atti. Temiamo che chi ci ha attaccato frequenti proprio quegliambienti".



(Ham/AKI)10-APR-08 14:23

mercoledì 27 febbraio 2008

Boicotta i Prodotti Danesi

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

E che la Pace e la Benedizione di Allàh siano sul Suo Profeta Muhammad, sulla sua Progenie, sui suoi Compgani e su tutti coloro che seguono dopo di lui la sua Via fino al Giorno Ultimo.

LISTA PRODOTTI DANESI DA BOICOTTARE





Alimentari:

Arla Foods è la seconda compagnia più grande d'Europa ed è l'esportatore pricipale danese verso l'Arabia Sadita. Esportazioni che ammontano a 328 milioni di dollari di ogni marca ogni anno.

Danish Crown (meat)
Emborg
Beautiful Denmark (Butter Cookies)
Famous Dane (Butter Cookies)
Danish Bacon
Thor Fish
Danisco Food

Dolcie e Dolciumi:
Toms (chocolate)
Haribo -->LAgermann
Galle & Jessen
Ingeborgs Chocolate

Bibite:
Aalborg Aquavit (snaps)
Gevalia (Coffees, Teas)
Danish Distillers (Swedish Company some products produced in Denmark)


Medicine:
Novo

Audio Equipment/Home Theater (Theatre for those across the Pond):
Audio Vector
B&O (Bang & Olufsen)
Cilo
Dali
DynAudio
Eltax Jamo
Tangent
Vifa

Vestiario:
H2O
Hummel
Per Reumert
Munthe plus Simonsen
Bruuns Bazaar
IC Companies
In Wear
Matinique
Noa Noa
Sand

Scarpe:
Ecco (USA Site)
Jaco
Dansko

Software:
EarMaster (for musicians)

Giocattoli:
Brio (oops Swedish will remove this weekend)
Lego (toys)

Attrezzi:
Fritz Hansen

Danish Design:
B & G Porcelain
Georg Jensen
HTH- kitchen
Morsoe (Fireplaces)
Lindberg (Glasses)
PH-lamps Pipes
Raadvad (knives etc.)
Royal Copenhagen
Royal Danish Porcelain
Skagen (Watches)
Stelton
Trip Trap
Vesta (Windmills)

Altro:
Danish Yarn
Nexo Fireplaces
Nilfisk Vacuum Cleaners (USA site since I do not speak Danish)
Watco Danish Furniture Oil
Leitech (USA Site) Special "thread gage" used in quality control in the following areas of manufacturing; automotive, aerospace, medical, hydraulics, small and large engine manufacture.
Leitech (Danish Site)
Grund Foss ( Pump solution maker)
Dan Foss ( Valve manufacture )
GN ( Hearing aid, headsets and mobil headsets )
X-Yachts

Tuborg Beer (solo a titolo informativo)
Carlsberg Beer (solo a titolo informativo)

Sigarette: solo a titolo informativo
Prince (Do not start smoking because of this fire!)

martedì 26 febbraio 2008

Terre e Vite Rubate

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo


Giacché la Terra non è niente in confronto alla dignità
e alla vita persa e in continua perdita...

venerdì 22 febbraio 2008

Una Barzelletta

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

La più divertente barzelletta
nel mondo della politica


Si racconta che George Bush abbia invitato a pranzo Tony Blair… e
dopo pranzo … uscirono per la conferenza stampa …!!

Un giornalista li chiese: 'quale importante decisione avete concordato in questo vostro incontro?'

Disse il presidente Bush:
'abbiamo deciso di uccidere 20 milioni di musulmani e un dentista!!'

Fermati qui fratello ….
Qual è la domanda che ti sta passando adesso per la mente??














Torniamo alla barzelletta… poi …

Ovviamente i giornalisti rimasero sorpresi, si guardarono vicendevolmente curiosi di sapere: Perché un dentista solo ….?

Allora disse un giornalista al presidente Bush: 'e perché un solo dentista?'
Bush sorrise … e avvicinandosi alle orecchie di Tony Blair confida:
non ti avevo forse detto che nessuno si sarebbe preoccupato dei 20 milioni musulmani??

La barzelletta è finita … avete riso???

Mi vergogno di me stesso in questo momento ..
perché mentre leggevo la barzelletta mi sono chiesto: ma perché un solo dentista??

Con tutta sincerità: cosa avete pensato mentre leggevate questa barzelletta?
Cosa avete pensato proprio nel momento in cui Bush diceva:
'abbiamo deciso di uccidere 20 milioni di musulmani e un dentista??'

Non avete forse pensato: e perché un solo dentista?

Ci siamo preoccupati perché un solo dentista dimenticando e tralasciando i 20 milioni di musulmani!!

E questa è la situazione di molte persone di noi!!
E questa è la loro maledetta politica: occuparci e preoccuparci di stupidaggini!!!

martedì 19 febbraio 2008

Tariq Ramadan sulla Fiera del Libro

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

lundi 4 février 2008, par Tariq Ramadan
Version à imprimer

A proposito dell’appello al boicottaggio


E’ sempre molto difficile elaborare una posizione critica su una questione relativa ad Israele, senza vedere i propri discorsi mal interpretati, deformati e spesso traditi. Un’accesa polemica è scoppiata oggi in Italia a proposito della Fiera del Libro di Torino (si sente di tutto e di più) ed ecco che Pierre Assouline dà un resoconto dei fatti nel suo blog (monde.fr) in modo tendenzioso, deformando scientemente, assolutamente e semplicemente i termini del dibattito.

Ricordiamo i fatti. La Fiera del libro di Torino aveva in prima battuta designato l’Egitto come invitato d’onore, poi si è cambiata opinione e scelto di celebrare Israele, poiché quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario della creazione di questo Stato. Da ciò è nato un movimento, avviato da partiti politici, personalità e associazioni che militano per i diritti dei palestinesi, che chiede di cambiare l’invitato d’onore della Fiera, poiché, ai loro occhi, è indecente celebrare uno Stato – facendone un « invitato d’onore » - quando il suo governo non rispetta minimamente i diritti umani e umilia quotidianamente il popolo palestinese. Davanti al rifiuto dei responsabili della Fiera di Torino, il movimento ha invitato gli scrittori e il pubblico a boicottarla. Intervistato da una primaria agenzia di stampa italiana su questo « appello al boicottaggio », ho chiaramente sostenuto che non era normale, né umanamente accettabile, celebrare Israele dal momento che siamo a conoscenza della politica che conduce questo Stato e il suo governo nei territori occupati e devastati.

Si è trattato, quindi chiaramente, della questione di criticare la scelta dell’ « Invitato d’onore » e non di impedire agli autori israeliani di esprimersi o anche di dibattere con loro ! La propaganda menzognera si è allora messa in marcia : si tratta di una iniziativa antisemita ! Un rifiuto della libertà di espressione ! O ancora, come scritto da Pierre Assouline, « un boicottaggio degli scrittori israeliani » attribuendomi poi una citazione totalmente inventata. Avrei secondo lui « risposto a La Repubblica :”E’ chiaro che non possiamo approvare nulla di ciò che viene da Israele” » Prima di tutto io non ho mai parlato a qualcuno del quotidiano La Repubblica e non ho mai pronunciato discorsi di tale fatta !!! Ho, invece, detto e ripetuto che tutte le donne e gli uomini di coscienza – e ciò non riguarda solo Palestinesi o Arabi - dovevano, secondo me, boicottare la Fiera (come il Salone di Parigi d’altra parte) di cui l’invitato d’onore è un Paese che non rispetta il diritto e la dignità dei popoli. Ho precisato che il nostro rifiuto di associarci al silenzio complice della scena internazionale era il solo, vero modo di fare cessare la violenza nel Medio-Oriente !

Non è strano, forse, vedere i difensori ciechi della politica israeliana deformare i discorsi, mentire e affermare che una tale posizione è assimilabile all’antisemitismo o al diniego del diritto di parola degli autori israeliani !? Ma chi ha mai parlato di quello ! Rifiutare di « celebrare » Israele e la sua politica di oppressione non ha niente a che vedere con l’antisemitismo o il diniego della libertà di espressione. Dovremmo ascoltare la voce del poeta israeliano Aaron Shabtaï che ha dichiarato di voler boicottare a titolo personale « sia la Fiera del Libro di Torino, che il Salon du Livre di Parigi, non unendosi alla delegazione del suo Paese ». Egli precisa : ”Non penso che uno Stato che mantiene un’occupazione, commettendo quotidianamente crimini contro i civili, meriti di essere invitato a un qualunque evento culturale. Questo è anti-culturale ; è un atto barbaro cinicamente camuffato da cultura. Ciò manifesta un sostegno a Israele, e forse anche alla Francia, che appoggia l’occupazione. Ed io non intendo parteciparvi.”

Si dirà certo che Aaron Shabtaï è affetto dall’ odio per se stesso e questo fa sì che si unisca al partito degli « antisemiti » della terra… Conosciamo già il ritornello. Invece, forse si tratta di semplice buon senso… il silenzio della comunità internazionale davanti al modo di trattare i Palestinesi è già sufficientemente vergognoso, perché non si debba aggiungere l’offesa all’indegnità. Una coscienza umana con un minimo di valori, di principi e di dignità, non può associarsi a questo tributo d’onore ad uno Stato le cui prassi politiche e militari sono un insulto alle nostre coscienze e al nostro onore.

lunedì 18 febbraio 2008

Il Poeta Aharon Shabtai: Boicotto Israele

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Il Manifesto intervista Aharon Shabtai

Michelangelo Cocco
per il Manifesto -
5 Febbraio 2005


Per le sue traduzioni dei Tragici, dal greco classico all'ebraico moderno, gli fu attribuito nel 1993 il Premio del primo ministro israeliano. Era il periodo del processo di pace di Oslo e Aharon Shabtai credeva che il governo fosse intenzionato a fare la pace con i palestinesi. Accettò l'ambìto riconoscimento. Qualche settimana fa invece il poeta, uno dei più famosi nello Stato ebraico, ha declinato l'invito rivoltogli a partecipare al Salone del libro di Parigi. Nato nel 1939 a Tel Aviv, autore di una ventina di raccolte di poesie e conosciuto all'estero soprattutto per «J'accuse» - in cui si scaglia contro il governo e la società del suo paese - è uno dei più radicali nella pattuglia di intellettuali «dissidenti». Secondo Shabtai, che ha risposto al telefono alle domande del manifesto, lo Stato ebraico sarebbe in preda a una deriva di destra che potrebbe essere arginata solo da un intervento dell'Europa, il Continente dei Lumi che dovrebbe aiutare «l'apartheid israeliana» a compiere una svolta come quella impressa al Sudafrica dall'ex presidente De Klerk.

Aharon Shabtai, perché ha rifiutato l'invito di Parigi a partecipare al Salone del libro?
Perché ritengo che si tratti di un'occasione di propaganda, in cui Israele si metterà in mostra come uno Stato con una cultura, dei poeti, ma nascondendo che in questo momento sta compiendo dei terribili crimini contro l'umanità. Lo stesso presidente Shimon Peres, responsabile del massacro di dieci anni fa a Kfar Kana (in Libano), parteciperà. Per me sarebbe stato impossibile andare a leggere i miei testi a Parigi.

Qual è l'immagine dell'altro - del palestinese - riflessa dalla letteratura israeliana?
Nel sionismo - uno dei frutti del nazionalismo dell'800 - c'erano elementi positivi: l'idea che gli ebrei, reduci dalle persecuzioni in Europa, venissero qui in Israele acquistando libertà e indipendenza. Ma ora ci siamo trasformati in uno stato coloniale, con i giornali che fanno propaganda razzista contro gli arabi e i musulmani. Siamo un popolo avvelenato da questa propaganda. La maggior parte della letteratura «mainstream» è completamente egocentrica: non è interessata all'altro, rappresenta la vita della borghesia e si occupa di problemi psicologici. La nostra letteratura non ha a cuore i problemi morali cruciali di questo momento storico. Si configura soprattutto come intrattenimento borghese. In questo contesto la maggior parte degli scrittori si dichiara in termini generali «per la pace», ma quando c'è da prendere una decisione per fare qualcosa di «aggressivo» si schiera col governo, come durante l'ultima guerra in Libano, quando Yehoshua, Grossman e Oz hanno scritto sui giornali che si trattava di un conflitto giusto. All'estero dipingono l'immagine di un Israele liberale, ma sono parte integrante del sistema.

Ma il governo israeliano è ufficialmente impegnato in colloqui di pace con l'Autorità nazionale palestinese e ammette l'urgenza di dare ai palestinesi uno stato, anche se solo in una parte del 22% della Palestina storica.
Il problema non è lo Stato, ma la terra. Qui i giornali ne parlano apertamente, ogni giorno, molto più che in Italia e in Europa: gli insediamenti, la confisca di territorio, il controllo dell'acqua da parte delle autorità israeliane aumentano di giorno in giorno. Questi sono i fatti, molto diversi dalla propaganda utilizzata dal governo: i palestinesi non hanno più un territorio.

Che significato ha per lei il 60° anniversario della fondazione dello Stato ebraico?
Dopo sessanta anni ci troviamo di fronte a un bivio: o continuare a essere uno stato coloniale e proseguire con la guerra, mettendo seriamente in pericolo il futuro d'Israele perché - non dobbiamo dimenticarlo - viviamo in Medio Oriente, non in California. L'alternativa è fare come (l'ex presidente sudafricano) De Klerk: invertire la rotta e provare a dare ai palestinesi pieni diritti sulla loro terra, cercando di creare un uovo sistema di pace. Altrimenti non sopravvivremo né da un punto di vista morale, né come stato, perché la guerra si espanderà a tutto il Medio Oriente.

Alcuni gruppi della sinistra italiana sono pronti a boicottare la Fiera del libro di Torino, mentre la sinistra istituzionale si oppone perché, sostiene, il boicottaggio va contro i principi stessi della cultura, provoca reazioni negative e gli intellettuali non sono responsabili delle azioni dei loro governi.
Quello che affermano è assurdo: durante il periodo hitleriano o durante l'apartheid intellettuali come Brecht e tanti altri si univano per combattere il fascismo e il segregazionismo. Gli intellettuali, assieme alle organizzazioni di base, contribuirono alla fine dell'apartheid. Gli intellettuali - che devono essere liberi - dovrebbero partecipare al boicottaggio. Un aiuto dall'Europa, che boicotti Israele non in quanto tale, ma in quanto establishment politico militare che sostiene l'occupazione, è l'unica possibilità di salvare i palestinesi e noi, gli ebrei d'Israele.

Da dieci anni, dal tramonto del movimento pacifista, siete fermi a un migliaio di «dissidenti» che manifestano contro la guerra. Perché non riuscite a raggiungere un'audience più ampia?
Perché in Israele tutte le televisioni e tutti i giornali educano la gente al nazionalismo, con un lavaggio del cervello quotidiano. Ora sono seduto, qui nel mio appartamento, e posso sentire distintamente il mio vicino che sta dicendo: «Gli arabi non sono un popolo, sono barbari, avremmo dovuto colpirli con la bomba atomica». Quello che afferma l'ha imparato dai mass media, che creano panico e rabbia mentre i politici collaborano con l'establishment militare. Viviamo in una situazione orwelliana: ogni giorno la tv ripete quanto sia terribile vivere a Sderot, dove quasi nessuno viene ucciso. A due passi dalla cittadina israeliana c'è l'inferno di Gaza, che è diventata un ghetto.

Ma cosa possiamo augurarci in un futuro prossimo?
Io spero nell'aiuto degli europei, che i discendenti di Voltaire e Rousseau aiutino Israele, perché Israele non finirà l'occupazione fin quando l'Europa non gli dirà «basta», perché Israele dipende dall'Europa e dagli Stati Uniti. Solo una pressione da parte dei paesi civili e democratici può cambiare la situazione e riportarci la felicità. La situazione attuale - in cui a dettar legge è l'esercito - non può essere cambiata dall'interno. Per i valori di cui è portatrice, l'Europa non può continuare a collaborare con Israele. Io spero che in un anno o due l'Europa possa cambiare rotta.

Poesia di Aharon Shabtai


Cultura

Il segno di Caino non apparirà
sul soldato che spara
alla testa di un bambino
da una collina sopra il recinto
intorno a un campo profughi
poiché sotto l’ elmetto
parlando in termini concettuali
la sua testa è fatta di cartone.
D’altra parte,
l’ufficiale ha letto The Rebel 1,
la sua testa è illuminata,
per questo non crede
nel segno di Caino.
Ha passato il suo tempo nei musei
E quando punta
il fucile verso il bambino
come un ambasciatore di Cultura,
lui aggiorna e ricicla
le acqueforti di Goya
e Guernica.

lunedì 11 febbraio 2008

Rassegna Stampa - Attacco alla Moschea di Battipaglia

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo
Gli articoli sono tratti dal quotidiano “Il Mattino” edizione di Salerno del 2-2-2008

02/02/2008

L’attentato è avvenuto poco prima dell’inizio della preghiera. L’imam: avverto intolleranza

Bomba carta contro la moschea

L’ordigno esplode nella struttura di Battipaglia. Ferito al volto un giovane


Bomba carta nella moschea: è accaduto a Battipaglia in via Ripa dove la forte deflagrazione ha
mandato in frantumi il pavimento e l'intonaco di una parete. Due fedeli sono stati colpiti dalla schegge dell'ordigno, uno ha rischiato di perdere la vista, l’altro è solo rimasto assordato per lo scoppio.
L’esplosione è avvenuta alle 18,30: duee giovani a quanto sembra avrebbero gettato l'ordigno nella moschea approfittando della porta di ingresso aperta. Difficile stabilire per il momento se si è trattato di un attentato o di una bravata. I due feriti sono subito stati soccorsi e le forze dell'ordine hanno avviato immediatamente le indagini. Gli investigatori hanno ascoltato i feriti per ricostruire l'accaduto. Molti abitanti di via Ripa dopo l'esplosione si sono precipitati in strada per rendersi conto di quanto accaduto.
L'ordigno forse solo per pura coincidenza è stato fatto esplodere pochi minuti prima dall'inizio delle preghiere e nella mosche non c'era quasi nessuno. Due anni fa si era già verificato un altro episodio simile. Anche in quell'occasione fu lanciato materiale esplosivo, una bottiglia molotov, contro la moschea. PANARO A PAG. 45

02/02/2008


Bomba carta in moschea ferito al volto un ragazzo


PAOLO GIOVANNI PANARO Battipaglia. Bomba carta scoppia nella moschea. La forte deflagrazione ha mandato in frantumi il pavimento e l'intonaco di una parete. Due musulmani sono stati colpiti dalla schegge dell'ordigno. Uno dei malcapitati Habdel Karim, 22enne, ha rischiato la vista ed è stato ferito allo zigomo e fortunatamente ora è fuori pericolo mentre un altro straniero è rimasto assordato dallo scoppio ed entrambi sono stati subito trasportati al pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria della Speranza di Battipaglia e se la sono cavata con una decina di giorni di prognosi. La bomba carta è esplosa nel corridoio della moschea in via Ripa intorno alle 18,30 di ieri. La deflagrazione è stata molto violenta. Sul posto si sono precipitati i vigili urbani, la polizia e i carabinieri. Le indagini sono comunque coordinate dalla Digos della questura di Salerno e dal commissariato di polizia di Battipaglia. Due giovani a quanto sembra avrebbero gettato l'ordigno nella moschea approfittando della porta di ingresso aperta. Difficile stabilire per il momento se si è trattato di un vero e proprio attentato o di una bravata. I due feriti sono subito stati soccorsi e le forze dell'ordine hanno avviato immediatamente le indagini per rintracciare i balordi che hanno fatto esplodere la bomba carta. I danni non sono ingenti e
la struttura portante dello stabile dove è ospitata la moschea non è stata intaccata. Gli investigatori hanno ascoltato i feriti per ricostruire l'accaduto ed acquisire quanti più particolari necessari per il proseguimento delle indagini. Molti abitanti di via Ripa dopo l'esplosione si sono precipitati in strada per rendersi conto di quanto accaduto. Gli agenti della squadra scientifica della questura di Salerno e del commissariato di Battipaglia hanno effettuato tutti i rilievi necessari per fare piena luce sull'episodio. In tarda serata sono stati ascoltati, presso il commissariato di Battipaglia, altri musulmani che erano nei pressi della moschea quando è esplosa la bomba. L'ordigno forse solo per pura coincidenza è stato fatto esplodere pochi minuti prima dall'inizio delle preghiere e nella mosche non c'era quasi nessuno.

Due anni fa si era già verificato un altro episodio simile. Anche in quell'occasione fu lanciato materiale esplosivo, una bottiglia molotov, contro la moschea. Potrebbe trattarsi di un episodio di intolleranza nei confronti della comunità musulmana che in ogni caso a Battipaglia è ben accolta. Gli inquirenti al momento non escludono alcuna pista. Molti curiosi che hanno notato il via vai di poliza e carabinieri si sono precipitati in via Ripa per capire cosa fosse accaduto.
Una delle stanze della moschea danneggiata dall’esplosione


02/02/2008


«È stato un gesto di terrorismo»


«Come? Una bomba? È un gesto di odio incomprensibile verso la nostra comunità». Rachid Amaidia, imam (cioè autorità religiosa) della moschea di Battipaglia, è inebetito quando apprende la notizia dal cronista. «Sono appena andato via. Oggi è venerdì, un giorno santo per noi, C’è gente nella moschea. Questo è terrorismo». Chiude, fa telefonate ai conoscenti per sapere di più. Poi, di nuovo, si sfoga al telefono. «Ho sporto denuncia, sono stato con il ragazzo ferito in questura. Ora mi attendo immediate risposte dalle autorità». Cosa è accaduto? «Due ragazzi italiani hanno lasciato all’ingresso una bomba carta. Uno dei fedeli che stava entrando è stato raggiunto in pieno volto dall'esplosione». Come sta? «È un ragazzo maghrebino, Abdel Karim, ha quattro punti sotto un occhio, ha rischiato la vista» C’è paura? «Non è la prima volte che accade. Due anni fa era stata lanciata una molotov. Ora la bomba carta. Non mi vengano a dire che sono ragazzi, qui qualcuno sta dietro loro». Sapete chi è? «La prima volta abbiamo capito che era un ragazzo della zona ma non l'abbiamo denunciato. Ora i responsabili della sicurezza devono intervenire». Qual è il clima a Battipaglia? «Battipaglia razzista? No, il sindaco parla a favore dell'immigrazione e dell'integrazione». g.c.
Rachid Amaidia, imam di Salerno e di Battipaglia

02/02/2008

Padre Ezio «Tra noi c’è amicizia»


Battipaglia. «Piena solidarietà ai fratelli musulmani». Due parole per commentare lo concertante episodio, padre Ezio Miceli, parroco della chiesa Santa Maria della Speranza ubicata a poca distanza dalla moschea, cerca di spiegare le ragioni di quel che è accaduto. «Battipaglia è una città accogliente - afferma padre Ezio Miceli - e tutte le comunità sono impegnate per favorire la fratellanza. Spero che le forze dell'ordine facciano subito piena luce sull'accaduto». Padre Ezio ha appreso la notizia al termine della messa vespertina. «Molti fratelli musulmani - continua padre Ezio Miceli - quotidianamente si recano alla mensa dei poveri che la Caritas gestisce ormai da anni. Mi auguro non si tratti di un episodio di intolleranza». gp.pa.

02/02/2008


Il sindaco «Spero sia una bravata»


Battipaglia. «Un episodio che non va per nulla sottovalutato e che mi addolora - dice il primo cittadino di Battipaglia, Gennaro Barlotti - e che spero sia null'altro che una bravata». La notizia dell'ordigno gettato nella mosche di via Ripa poco prima che i musulmani iniziassero le preghiere in pochi minuti ha fatto il giro della città ed è giunta anche in Municipio dove era in corso una riunione tra il sindaco e i rappresentanti politici di maggioranza. «La nostra è una città ospitale e l'amministrazione comunale è molto impegnata su tal fronte. Bene hanno fatto i vigili urbani a precipitarsi alla moschea per sincerarsi sull'accaduto. Siamo tutti imepganti per dare manforte alle forze dell'ordine e rendere Battipaglia più sicura e vivibile». gp.pa.



fonte: Il Dialogo

domenica 16 dicembre 2007

Pena di Morte: Contro i precetti dell'Islàm

In nome di Allàh il Misericordioso, il Clementissimo


L’espressione “Pena capitale” indica l’esecuzione della sentenza di condanna morte emessa da una Autorità giudiziaria nei confronti dell’imputato di un crimine, per cui il Codice penale commina la pena morte. L’esecuzione di una condanna a morte come inflizione di una pena è concettualmente estranea all’ordinamento dello Stato islamocratico. Infatti, sia nel Sublime Corano che nella Nobile Sunna del Profeta – che Allàh Lo Benedica e Lo Abbia in Gloria – non si trova l’espressione pena di morte, ma, per il medesimo evento, troviamo il termine giazà' cioè di corrispettivo. La parola pena definisce una sofferenza fisica o morale, mentre la parola ricompensa ha tutt’altra significato. Da qui partiamo per fare una breve introduzione sul alcune caratteristiche dello Stato islamocratico. Questo tipo di stato è, per definizione, lo Stato governato mediante norme prescritte da Allàh l’Altissimo mediante la Sua Parola, che si concretizza nel Suo Libro, il Sublime Corano; e mediante la Sunna del Profeta Mohammad - che Allàh lo Benedica e lo Abbia in Gloria, in quanto investito da Allàh l’Altissimo di un autorità magistrale. L’essenza di queste norme è l’umanità, cioè la bontà. Allàh l’Altissimo - il Quale ha creato tutto ciò che esiste e ha dato all’universo non umano leggi intrinseche di esistenza, a cui esso obbedisce (le leggi fisiche) - ha dato alla Creatura umana un Codice di vita particolare, in funzione del destino ultraterreno di essa. Egli l’Altissimo ha previsto e prescritto nel Sublime Corano la istituzionalizzazione sacrale della vita, della famiglia e della comunità governata dalla Sua Legge. In questa Legge è stabilito che la morte è il corrispettivo della violazione o della profanazione di queste tre istituzioni divine. Per poter meglio comprendere questa definizione bisogna tenere presente alcuni concetti base dell’ideologia islamica. L’Islàm, infatti, è la religione, in cui tutto è in perfetto equilibrio, poiché Allàh l’Altissimo ha creato tutto in perfetta stabilità e sintonia. Questo lo si può vedere in tutto ciò che ci circonda e che è pura creazione di Allàh: le montagne come peso equilibrante della crosta terrestre, il correre del tempo, il variare delle stagioni, i vari cicli della natura, i perfetti rapporti preda-predatore, lo stesso corpo umano e il suo equilibrio e la sua raffinata perfezione. Anche l’uomo, infatti, è stato creato da Allàh l’Altissimo in uno stato di estrema perfezione, ma come lo stesso Allàh ci rivela, con il passare del tempo, egli (uomo) va verso il squilibrio e quindi la decadenza. Dice Allàh l’altissimo (Sura XCV: 4-6): Invero creammo l’uomo nella forma migliore (4) Quindi lo riducemmo all’infimo dell’abiezione (5) Eccezion fatta per coloro che credono e compiono il bene […] (6) Il quinto segno (quinto versetto come equivalente proposizione biblica) ci informa della unica condizione, affinché l’uomo possa riacquistare il suo stato originale: cioè credendo in Allàh l’Altissimo e quindi a tutto ciò che Egli ha rivelato all’uomo; e compiendo il bene, cioè facendo tutto ciò che Allàh l’Altissimo ha rivelato essere bene e ordinato di fare. Inoltre, il Profeta – Che Allàh Lo Benedica e Lo Abbia in Gloria – ci insegna in varie occasioni (e in diversi Hadith) che la nozione credere comprende anche l’applicare. Per tornare un passo indietro, e in sintesi, diciamo che l’equilibrio della Creatura umana sta nel suo credere (e agire secondo questo stesso credo) a tutto (e non solo una parte) ciò che Allàh l’Altissimo ha rivelato e prescritto per questa Sua creatura: l’Uomo. Adesso possiamo fare un altro passo indietro e dire che lo Stato islamocratico, prescritto da Allàh l’Altissimo, è lo Stato, in cui tutto è in perfetto equilibrio, anche l’uomo ha da essere equilibrato, per poter accedere al Paradiso, non senza la Misericordia di Allàh. Lo squilibrio - che si può verificare nell’uomo, in conseguenza della violazione delle norme prescritte da Allàh l’Altissimo riguardo alla vita, alla famiglia e alla Ummah (Comunità) - deve essere eliminato – l’equilibrio recuperato - mediante l’applicazione delle norme stesse, su cui si basa questo ordinamento, cioè la Legge data da Allàh l’Altissimo. Per poter meglio chiarire i sopra esposti concetti, facciamo un esempio. Ammettiamo che all’interno di un ordinamento islamocratico ci sia stato un omicidio. La Legge prescrive per questo caso un regolare processo che accerti la colpevolezza dell’imputato e la sua sanità mentale. Se l’imputato è sano di mente, egli, avendo violato la prima istituzione sacra dell’Islàm, ha perso il suo equilibrio (datogli mediante la sua precedente sottomissione ad Allàh) e, quindi, la sua dignità di creatura umana. Allàh l’Altissimo ha stabilito la morte come recupero del diritto di accesso al Paradiso, poiché in questo modo l’imputato riacquista la sua dignità originale, e ritorna al suo precedente equilibrio. Infatti, dopo l’esecuzione di tale sentenza prescritta da Allàh, l’imputato, poiché si è sottomesso alla volontà e quindi legge divina, ritorna a Lui in una condizione, in cui ha riacquistato la sua dignità umana iniziale. Pertanto nel Giorno del Giudizio non gli sarà contestato il crimine di lesa maestà, da cui è stato liberato con l’applicazione della Legge divina nella sua esistenza terrena. Le eccezioni del caso sono, ad esempio, se vi fosse stato un omicidio plurimo. Poiché Allàh ha stabilito che un’anima vale il peso di un’altra anima (legge del taglione), colui che commette un omicidio plurimo, se la sentenza è la morte, questa sua sentenza vale solo per una anima di quelle uccise; mentre gli altri saranno capo d’imputazione davanti ad Allàh; e questo poiché si può morire una sola volta. Ora possiamo concludere dicendo che all’interno di un ordinamento islamocratico, la morte, prevista per coloro che violano le tre istituzioni sacre prescritte da Allàh l’Altissimo – (vita, famiglia e comunità), ristabilisce l’equilibrio, violato dal crimine. sia in colui che ha commesso il crimine, sia in colui che ne è stato vittima (in quanto viene fatta giustizia), e sia nella comunità, i cui appartenenti, mediante l’esecuzione della sentenza, vengono dissuasi dal compiere tali crimini. L’esecuzione di condanna a morte che avvenga fuori della giurisdizione dell’ ordinamento islamocratico, prescritto dal Creatore alla sua Creatura, è pena di morte in quanto chi non segue le leggi equilibranti l’uomo (rivelate da Allàh l’Altissimo) è destinato a commettere un crimine dietro l’altro.