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martedì 19 febbraio 2008

Tessera P2 Numero 2095: R. Picchioni


Chi è il presidente
della Fiera del Libro di Torino


Rolando Picchioni (nato a Como il 21 maggio 1936) è un uomo politico italiano, attualmente presidente della Fondazione per il libro, la musica e la cultura, che gestisce la parte culturale della Fiera internazionale del libro di Torino e altre iniziative.


Biografia
Laureato in Lingue e letterature straniere all'Università di Torino, dal 1970 al 1975 è stato assessore alla Provincia di Torino e dal 1972 al 1975 anche presidente del Teatro Stabile di Torino.

Deputato nelle file della Democrazia Cristiana dal 1972 al 1983, è stato sottosegretario ai beni culturali dal 1979 al 1981, nei governi Cossiga I e II e nel governo Forlani.

Nel 1990 è stato eletto nel Consiglio regionale del Piemonte, dove ha ricoperto l'incarico di capogruppo della DC.

Coinvolto nel cosiddetto scandalo petroli, ma assolto.

È stato membro della loggia massonica P2 con la tessera numero 2095.

Nel 1995 è stato rieletto nelle file del CDU, ed è successivamente divenuto Presidente del Consiglio regionale del Piemonte (1995-98).

In seguito è entrato nel Partito Popolare Italiano, poi nell'Udeur e quindi nella Margherita.

È tra gli organizzatori della Fiera Internazionale del Libro di Torino, prima in veste di segretario generale della Fondazione per il libro, la musica e la cultura (dal 1999), e poi di presidente (dal 2005).


ON ROLANDO PICCHIONI TORINO ATTIVO 808


Cercato dentro questo sito il suo nome: http://www.loggiap2.com/membri_p2.htm

Articolo: Forum Per la Palestina

Tariq Ramadan sulla Fiera del Libro

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

lundi 4 février 2008, par Tariq Ramadan
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A proposito dell’appello al boicottaggio


E’ sempre molto difficile elaborare una posizione critica su una questione relativa ad Israele, senza vedere i propri discorsi mal interpretati, deformati e spesso traditi. Un’accesa polemica è scoppiata oggi in Italia a proposito della Fiera del Libro di Torino (si sente di tutto e di più) ed ecco che Pierre Assouline dà un resoconto dei fatti nel suo blog (monde.fr) in modo tendenzioso, deformando scientemente, assolutamente e semplicemente i termini del dibattito.

Ricordiamo i fatti. La Fiera del libro di Torino aveva in prima battuta designato l’Egitto come invitato d’onore, poi si è cambiata opinione e scelto di celebrare Israele, poiché quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario della creazione di questo Stato. Da ciò è nato un movimento, avviato da partiti politici, personalità e associazioni che militano per i diritti dei palestinesi, che chiede di cambiare l’invitato d’onore della Fiera, poiché, ai loro occhi, è indecente celebrare uno Stato – facendone un « invitato d’onore » - quando il suo governo non rispetta minimamente i diritti umani e umilia quotidianamente il popolo palestinese. Davanti al rifiuto dei responsabili della Fiera di Torino, il movimento ha invitato gli scrittori e il pubblico a boicottarla. Intervistato da una primaria agenzia di stampa italiana su questo « appello al boicottaggio », ho chiaramente sostenuto che non era normale, né umanamente accettabile, celebrare Israele dal momento che siamo a conoscenza della politica che conduce questo Stato e il suo governo nei territori occupati e devastati.

Si è trattato, quindi chiaramente, della questione di criticare la scelta dell’ « Invitato d’onore » e non di impedire agli autori israeliani di esprimersi o anche di dibattere con loro ! La propaganda menzognera si è allora messa in marcia : si tratta di una iniziativa antisemita ! Un rifiuto della libertà di espressione ! O ancora, come scritto da Pierre Assouline, « un boicottaggio degli scrittori israeliani » attribuendomi poi una citazione totalmente inventata. Avrei secondo lui « risposto a La Repubblica :”E’ chiaro che non possiamo approvare nulla di ciò che viene da Israele” » Prima di tutto io non ho mai parlato a qualcuno del quotidiano La Repubblica e non ho mai pronunciato discorsi di tale fatta !!! Ho, invece, detto e ripetuto che tutte le donne e gli uomini di coscienza – e ciò non riguarda solo Palestinesi o Arabi - dovevano, secondo me, boicottare la Fiera (come il Salone di Parigi d’altra parte) di cui l’invitato d’onore è un Paese che non rispetta il diritto e la dignità dei popoli. Ho precisato che il nostro rifiuto di associarci al silenzio complice della scena internazionale era il solo, vero modo di fare cessare la violenza nel Medio-Oriente !

Non è strano, forse, vedere i difensori ciechi della politica israeliana deformare i discorsi, mentire e affermare che una tale posizione è assimilabile all’antisemitismo o al diniego del diritto di parola degli autori israeliani !? Ma chi ha mai parlato di quello ! Rifiutare di « celebrare » Israele e la sua politica di oppressione non ha niente a che vedere con l’antisemitismo o il diniego della libertà di espressione. Dovremmo ascoltare la voce del poeta israeliano Aaron Shabtaï che ha dichiarato di voler boicottare a titolo personale « sia la Fiera del Libro di Torino, che il Salon du Livre di Parigi, non unendosi alla delegazione del suo Paese ». Egli precisa : ”Non penso che uno Stato che mantiene un’occupazione, commettendo quotidianamente crimini contro i civili, meriti di essere invitato a un qualunque evento culturale. Questo è anti-culturale ; è un atto barbaro cinicamente camuffato da cultura. Ciò manifesta un sostegno a Israele, e forse anche alla Francia, che appoggia l’occupazione. Ed io non intendo parteciparvi.”

Si dirà certo che Aaron Shabtaï è affetto dall’ odio per se stesso e questo fa sì che si unisca al partito degli « antisemiti » della terra… Conosciamo già il ritornello. Invece, forse si tratta di semplice buon senso… il silenzio della comunità internazionale davanti al modo di trattare i Palestinesi è già sufficientemente vergognoso, perché non si debba aggiungere l’offesa all’indegnità. Una coscienza umana con un minimo di valori, di principi e di dignità, non può associarsi a questo tributo d’onore ad uno Stato le cui prassi politiche e militari sono un insulto alle nostre coscienze e al nostro onore.

lunedì 18 febbraio 2008

Fermiamo dei Finanziamenti a Israele

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

A FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE!
BOICOTTIAMO LE ECONOMIE IMPERIALISTE!

A cura del Comitato a sostegno della resistenza del popolo palestinese – Versilia- (fotoc.in proprio, 30.12.2007)


IN PRIMIS LA FIERA DEL LIBRO
DI TORINO 2008

FIAT
anche i mezzi della FIAT vengono utilizzati per distruggere; è nota la foto che ritrae un mezzo FIAT-Hitachi che demolisce un cortile per la ricreazione, con degli spogliatoi ed un teatro per bambini costruiti nell’area di Qalqilya

CATERPILLAR
fornisce alle forze armate israeliane bulldozer blindati ed equipaggiamenti per demolire le case palestinesi e sradicare gli alberi. Con il suo logo CAT, anche linea di abbigliamento (scarpe, maglioni, berretti, t-shirt, ecc.) e di giocattoli (riproduzioni in scala dei suoi bulldozer)

ALENIA
(industrie militari)

TELECOM
uno dei principali partner commerciali italiani di Israele, nella consapevolezza che le tecnologie di questa azienda ed il suo apporto economico sono direttamente connessi anche ad impieghi militari

OCEAN
(elettrodomestici)

NESTLE'
(n° 1 nell'uccisione dei neonati) Come ripetutamente segnalato dall'UNICEF la Nestlè viola il codice internazionale redatto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla stessa UNICEF, che proibisce la promozione dell'uso di latte in polvere per l'alimentazione dei neonati.

NESCAFE’, NESQUIK, CIOCCOBALOCCO, GALAK, ORZORO, MALTO, KNEIPP, KIT KAT, GALAK, LION, CRUNCH, SMARTIES, AFTER EIGHT, QUALITY STREET, TOFFEE, POLO, Dolci di sesamo in barra da 100 grammi, KOSHER Produced by Achva, Pretzels della Beigel & Beigel bakery ( le ciambelline salate, biscotti saporiti e crackers ), Dorè, Cheerios ( biscotti ), PERUGINA (Cacao, Le Ore Liete, Baci Perugina), MOTTA, ALEMAGNA, ANTICA GELATERIA DEL CORSO ( gelati )

BUITONI, PEZZULLO, CURTIRISO, BELLA NAPOLI ( pasta )

SURGELA, MARE FRESCO, VALLE DEGLI ORTI, ZIO ELIO, KIBBUTZ EILON (surgelati )

BERNI, CONDIPASTA, CONDIRISO ( condimenti )

AGRUMI JAFFA ( i pompelmi sono uno dei prodotti israeliani più diffusi in Italia ) CARMEL ( pompelmi, avocados, legumi, vini, cognac succhi di frutta ) -

ARACHIDI GIGANTI DI ISRAELE MISTER NUT e LIFE HALVA
VERA,S. BERNARDO, S. ANTONIO, S. PELLEGRINO, PERRIER, CLAUDIA, PANNA, PEJO, LEVISSIMA, LORA, RECOARO
( acqua )

ONE-O-ONE, CHINO’, Aranciata S. PELLEGRINO, Acqua Brillante RECOARO, BELTE’, GINGERINO, NESTEA, NESTE’, SANBITTER, COCA COLA, FANTA, SPRITE, Schweppes Diger Seltz , Barkan Wine Cellars Ltd (vini venduti con l'etichetta Reserved, Barkan e Village) ( bevande )

LOCATELLI (Pizzaiola), FIORELLO, FRUTTOLO, FORMAGGINO MIO, DANONE ( formaggi,latticini )

VISMARA, KING ( salumi )

SASSO ( olio ) - MAGGI ( brodo )

FRISKIES, BUFFET (cibo per animali )

HELENA RUBINSTAIN, ESTEE LAUDER, L'OREAL, LANCOME, GIORGIO ARMANI, VICHY, CACHAREL, LA ROCHE- POSAY, AHAVA, GARNIER, BIOTHERM, RALPH LAUREN PERFUMES, CRISTALLI DI SALI DA BAGNO DEL MAR MORTO, AMBI PUR, AIR FRESHENERS (cosmetici e deodoranti casa )

DIM, PLAYTEX, TIMBERLAND, BASSETTI, WONDERBRA, INTIMATE APPAREL, LOVABLE, GIORGIO ARMANI, NIKE, SARA LEE ( abbigliamento )

LUXOTTICA ( occhiali )

UNICREDITO (banche)

GENERALI ( assicurazioni e finanza )

NOKIA ( cellulari )

Aziende affiliate:


MARK&SPENCER - CARREFOUR - LA RINASCENTE - MC DONALD’S - CALVIN KLEIN
BANANA REPUBLIC – GAP - VICTORIA'SECRET – STRUCTURE - AUCHAN - J-CREW - J.C.PENNY



Comitato a sostegno della resistenza del popolo palestinese – Viareggio (LU)- gennaio 2008

Il Poeta Aharon Shabtai: Boicotto Israele

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Il Manifesto intervista Aharon Shabtai

Michelangelo Cocco
per il Manifesto -
5 Febbraio 2005


Per le sue traduzioni dei Tragici, dal greco classico all'ebraico moderno, gli fu attribuito nel 1993 il Premio del primo ministro israeliano. Era il periodo del processo di pace di Oslo e Aharon Shabtai credeva che il governo fosse intenzionato a fare la pace con i palestinesi. Accettò l'ambìto riconoscimento. Qualche settimana fa invece il poeta, uno dei più famosi nello Stato ebraico, ha declinato l'invito rivoltogli a partecipare al Salone del libro di Parigi. Nato nel 1939 a Tel Aviv, autore di una ventina di raccolte di poesie e conosciuto all'estero soprattutto per «J'accuse» - in cui si scaglia contro il governo e la società del suo paese - è uno dei più radicali nella pattuglia di intellettuali «dissidenti». Secondo Shabtai, che ha risposto al telefono alle domande del manifesto, lo Stato ebraico sarebbe in preda a una deriva di destra che potrebbe essere arginata solo da un intervento dell'Europa, il Continente dei Lumi che dovrebbe aiutare «l'apartheid israeliana» a compiere una svolta come quella impressa al Sudafrica dall'ex presidente De Klerk.

Aharon Shabtai, perché ha rifiutato l'invito di Parigi a partecipare al Salone del libro?
Perché ritengo che si tratti di un'occasione di propaganda, in cui Israele si metterà in mostra come uno Stato con una cultura, dei poeti, ma nascondendo che in questo momento sta compiendo dei terribili crimini contro l'umanità. Lo stesso presidente Shimon Peres, responsabile del massacro di dieci anni fa a Kfar Kana (in Libano), parteciperà. Per me sarebbe stato impossibile andare a leggere i miei testi a Parigi.

Qual è l'immagine dell'altro - del palestinese - riflessa dalla letteratura israeliana?
Nel sionismo - uno dei frutti del nazionalismo dell'800 - c'erano elementi positivi: l'idea che gli ebrei, reduci dalle persecuzioni in Europa, venissero qui in Israele acquistando libertà e indipendenza. Ma ora ci siamo trasformati in uno stato coloniale, con i giornali che fanno propaganda razzista contro gli arabi e i musulmani. Siamo un popolo avvelenato da questa propaganda. La maggior parte della letteratura «mainstream» è completamente egocentrica: non è interessata all'altro, rappresenta la vita della borghesia e si occupa di problemi psicologici. La nostra letteratura non ha a cuore i problemi morali cruciali di questo momento storico. Si configura soprattutto come intrattenimento borghese. In questo contesto la maggior parte degli scrittori si dichiara in termini generali «per la pace», ma quando c'è da prendere una decisione per fare qualcosa di «aggressivo» si schiera col governo, come durante l'ultima guerra in Libano, quando Yehoshua, Grossman e Oz hanno scritto sui giornali che si trattava di un conflitto giusto. All'estero dipingono l'immagine di un Israele liberale, ma sono parte integrante del sistema.

Ma il governo israeliano è ufficialmente impegnato in colloqui di pace con l'Autorità nazionale palestinese e ammette l'urgenza di dare ai palestinesi uno stato, anche se solo in una parte del 22% della Palestina storica.
Il problema non è lo Stato, ma la terra. Qui i giornali ne parlano apertamente, ogni giorno, molto più che in Italia e in Europa: gli insediamenti, la confisca di territorio, il controllo dell'acqua da parte delle autorità israeliane aumentano di giorno in giorno. Questi sono i fatti, molto diversi dalla propaganda utilizzata dal governo: i palestinesi non hanno più un territorio.

Che significato ha per lei il 60° anniversario della fondazione dello Stato ebraico?
Dopo sessanta anni ci troviamo di fronte a un bivio: o continuare a essere uno stato coloniale e proseguire con la guerra, mettendo seriamente in pericolo il futuro d'Israele perché - non dobbiamo dimenticarlo - viviamo in Medio Oriente, non in California. L'alternativa è fare come (l'ex presidente sudafricano) De Klerk: invertire la rotta e provare a dare ai palestinesi pieni diritti sulla loro terra, cercando di creare un uovo sistema di pace. Altrimenti non sopravvivremo né da un punto di vista morale, né come stato, perché la guerra si espanderà a tutto il Medio Oriente.

Alcuni gruppi della sinistra italiana sono pronti a boicottare la Fiera del libro di Torino, mentre la sinistra istituzionale si oppone perché, sostiene, il boicottaggio va contro i principi stessi della cultura, provoca reazioni negative e gli intellettuali non sono responsabili delle azioni dei loro governi.
Quello che affermano è assurdo: durante il periodo hitleriano o durante l'apartheid intellettuali come Brecht e tanti altri si univano per combattere il fascismo e il segregazionismo. Gli intellettuali, assieme alle organizzazioni di base, contribuirono alla fine dell'apartheid. Gli intellettuali - che devono essere liberi - dovrebbero partecipare al boicottaggio. Un aiuto dall'Europa, che boicotti Israele non in quanto tale, ma in quanto establishment politico militare che sostiene l'occupazione, è l'unica possibilità di salvare i palestinesi e noi, gli ebrei d'Israele.

Da dieci anni, dal tramonto del movimento pacifista, siete fermi a un migliaio di «dissidenti» che manifestano contro la guerra. Perché non riuscite a raggiungere un'audience più ampia?
Perché in Israele tutte le televisioni e tutti i giornali educano la gente al nazionalismo, con un lavaggio del cervello quotidiano. Ora sono seduto, qui nel mio appartamento, e posso sentire distintamente il mio vicino che sta dicendo: «Gli arabi non sono un popolo, sono barbari, avremmo dovuto colpirli con la bomba atomica». Quello che afferma l'ha imparato dai mass media, che creano panico e rabbia mentre i politici collaborano con l'establishment militare. Viviamo in una situazione orwelliana: ogni giorno la tv ripete quanto sia terribile vivere a Sderot, dove quasi nessuno viene ucciso. A due passi dalla cittadina israeliana c'è l'inferno di Gaza, che è diventata un ghetto.

Ma cosa possiamo augurarci in un futuro prossimo?
Io spero nell'aiuto degli europei, che i discendenti di Voltaire e Rousseau aiutino Israele, perché Israele non finirà l'occupazione fin quando l'Europa non gli dirà «basta», perché Israele dipende dall'Europa e dagli Stati Uniti. Solo una pressione da parte dei paesi civili e democratici può cambiare la situazione e riportarci la felicità. La situazione attuale - in cui a dettar legge è l'esercito - non può essere cambiata dall'interno. Per i valori di cui è portatrice, l'Europa non può continuare a collaborare con Israele. Io spero che in un anno o due l'Europa possa cambiare rotta.

Poesia di Aharon Shabtai


Cultura

Il segno di Caino non apparirà
sul soldato che spara
alla testa di un bambino
da una collina sopra il recinto
intorno a un campo profughi
poiché sotto l’ elmetto
parlando in termini concettuali
la sua testa è fatta di cartone.
D’altra parte,
l’ufficiale ha letto The Rebel 1,
la sua testa è illuminata,
per questo non crede
nel segno di Caino.
Ha passato il suo tempo nei musei
E quando punta
il fucile verso il bambino
come un ambasciatore di Cultura,
lui aggiorna e ricicla
le acqueforti di Goya
e Guernica.