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martedì 17 giugno 2008

La Polizia Conduce dei 'Pogrom' sugli Stranieri

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Torino, 04 giugno 2008

Vogliamo denunciare un grave episodio, accaduto questa mattina, di cui è stata testimone una mediatrice interculturale di Moncalieri.Alle 08:30 circa, sul bus 67 (capolinea di Moncalieri), pieno di gente che a quell'ora è diretta a scuola o a lavoro, è salita una pattuglia della polizia, ha intimato a tutti gli stranieri di scendere, ha diviso maschi e femmine con bambini, ha chiesto il permesso di soggiorno.Molte persone avevano con sé solo la carta di identità italiana, altri il permesso di soggiorno, altri ancora né l'uno né l'altro. Tutto l'episodio si è svolto accompagnato da frasi quali : "non ce ne frega niente della vostra carta di identità italiana" , "è finita la pacchia", "l'Italia non è più il Paese delle meraviglie".Gli agenti hanno fatto salire tutti gli uomini su un cellulare, solo un uomo marocchino, mostrando la carta di identità italiana, si è rifiutato di salire, chiedendo di che cosa veniva accusato e che avrebbe fatto riferimento al suo avvocato. Gli agenti l'hanno lasciato andare.Nessuno dei passeggeri rimasti sull'autobus è intervenuto, anzi, molte delle persone presenti, anche sui balconi delle case intorno e sui marciapiedi, hanno applaudito.Ci aspettiamo che venga fatta chiarezza e che non si ripeta mai più un simile episodio in un Paese che si dichiara civile e democratico.

Associazione Almaterra

lunedì 5 maggio 2008

I'm a Muslim video

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Guardate questo video... dal titolo I'm a Muslim - Sono un muslmano...

lunedì 18 febbraio 2008

Fermiamo dei Finanziamenti a Israele

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

A FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE!
BOICOTTIAMO LE ECONOMIE IMPERIALISTE!

A cura del Comitato a sostegno della resistenza del popolo palestinese – Versilia- (fotoc.in proprio, 30.12.2007)


IN PRIMIS LA FIERA DEL LIBRO
DI TORINO 2008

FIAT
anche i mezzi della FIAT vengono utilizzati per distruggere; è nota la foto che ritrae un mezzo FIAT-Hitachi che demolisce un cortile per la ricreazione, con degli spogliatoi ed un teatro per bambini costruiti nell’area di Qalqilya

CATERPILLAR
fornisce alle forze armate israeliane bulldozer blindati ed equipaggiamenti per demolire le case palestinesi e sradicare gli alberi. Con il suo logo CAT, anche linea di abbigliamento (scarpe, maglioni, berretti, t-shirt, ecc.) e di giocattoli (riproduzioni in scala dei suoi bulldozer)

ALENIA
(industrie militari)

TELECOM
uno dei principali partner commerciali italiani di Israele, nella consapevolezza che le tecnologie di questa azienda ed il suo apporto economico sono direttamente connessi anche ad impieghi militari

OCEAN
(elettrodomestici)

NESTLE'
(n° 1 nell'uccisione dei neonati) Come ripetutamente segnalato dall'UNICEF la Nestlè viola il codice internazionale redatto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla stessa UNICEF, che proibisce la promozione dell'uso di latte in polvere per l'alimentazione dei neonati.

NESCAFE’, NESQUIK, CIOCCOBALOCCO, GALAK, ORZORO, MALTO, KNEIPP, KIT KAT, GALAK, LION, CRUNCH, SMARTIES, AFTER EIGHT, QUALITY STREET, TOFFEE, POLO, Dolci di sesamo in barra da 100 grammi, KOSHER Produced by Achva, Pretzels della Beigel & Beigel bakery ( le ciambelline salate, biscotti saporiti e crackers ), Dorè, Cheerios ( biscotti ), PERUGINA (Cacao, Le Ore Liete, Baci Perugina), MOTTA, ALEMAGNA, ANTICA GELATERIA DEL CORSO ( gelati )

BUITONI, PEZZULLO, CURTIRISO, BELLA NAPOLI ( pasta )

SURGELA, MARE FRESCO, VALLE DEGLI ORTI, ZIO ELIO, KIBBUTZ EILON (surgelati )

BERNI, CONDIPASTA, CONDIRISO ( condimenti )

AGRUMI JAFFA ( i pompelmi sono uno dei prodotti israeliani più diffusi in Italia ) CARMEL ( pompelmi, avocados, legumi, vini, cognac succhi di frutta ) -

ARACHIDI GIGANTI DI ISRAELE MISTER NUT e LIFE HALVA
VERA,S. BERNARDO, S. ANTONIO, S. PELLEGRINO, PERRIER, CLAUDIA, PANNA, PEJO, LEVISSIMA, LORA, RECOARO
( acqua )

ONE-O-ONE, CHINO’, Aranciata S. PELLEGRINO, Acqua Brillante RECOARO, BELTE’, GINGERINO, NESTEA, NESTE’, SANBITTER, COCA COLA, FANTA, SPRITE, Schweppes Diger Seltz , Barkan Wine Cellars Ltd (vini venduti con l'etichetta Reserved, Barkan e Village) ( bevande )

LOCATELLI (Pizzaiola), FIORELLO, FRUTTOLO, FORMAGGINO MIO, DANONE ( formaggi,latticini )

VISMARA, KING ( salumi )

SASSO ( olio ) - MAGGI ( brodo )

FRISKIES, BUFFET (cibo per animali )

HELENA RUBINSTAIN, ESTEE LAUDER, L'OREAL, LANCOME, GIORGIO ARMANI, VICHY, CACHAREL, LA ROCHE- POSAY, AHAVA, GARNIER, BIOTHERM, RALPH LAUREN PERFUMES, CRISTALLI DI SALI DA BAGNO DEL MAR MORTO, AMBI PUR, AIR FRESHENERS (cosmetici e deodoranti casa )

DIM, PLAYTEX, TIMBERLAND, BASSETTI, WONDERBRA, INTIMATE APPAREL, LOVABLE, GIORGIO ARMANI, NIKE, SARA LEE ( abbigliamento )

LUXOTTICA ( occhiali )

UNICREDITO (banche)

GENERALI ( assicurazioni e finanza )

NOKIA ( cellulari )

Aziende affiliate:


MARK&SPENCER - CARREFOUR - LA RINASCENTE - MC DONALD’S - CALVIN KLEIN
BANANA REPUBLIC – GAP - VICTORIA'SECRET – STRUCTURE - AUCHAN - J-CREW - J.C.PENNY



Comitato a sostegno della resistenza del popolo palestinese – Viareggio (LU)- gennaio 2008

Il Poeta Aharon Shabtai: Boicotto Israele

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Il Manifesto intervista Aharon Shabtai

Michelangelo Cocco
per il Manifesto -
5 Febbraio 2005


Per le sue traduzioni dei Tragici, dal greco classico all'ebraico moderno, gli fu attribuito nel 1993 il Premio del primo ministro israeliano. Era il periodo del processo di pace di Oslo e Aharon Shabtai credeva che il governo fosse intenzionato a fare la pace con i palestinesi. Accettò l'ambìto riconoscimento. Qualche settimana fa invece il poeta, uno dei più famosi nello Stato ebraico, ha declinato l'invito rivoltogli a partecipare al Salone del libro di Parigi. Nato nel 1939 a Tel Aviv, autore di una ventina di raccolte di poesie e conosciuto all'estero soprattutto per «J'accuse» - in cui si scaglia contro il governo e la società del suo paese - è uno dei più radicali nella pattuglia di intellettuali «dissidenti». Secondo Shabtai, che ha risposto al telefono alle domande del manifesto, lo Stato ebraico sarebbe in preda a una deriva di destra che potrebbe essere arginata solo da un intervento dell'Europa, il Continente dei Lumi che dovrebbe aiutare «l'apartheid israeliana» a compiere una svolta come quella impressa al Sudafrica dall'ex presidente De Klerk.

Aharon Shabtai, perché ha rifiutato l'invito di Parigi a partecipare al Salone del libro?
Perché ritengo che si tratti di un'occasione di propaganda, in cui Israele si metterà in mostra come uno Stato con una cultura, dei poeti, ma nascondendo che in questo momento sta compiendo dei terribili crimini contro l'umanità. Lo stesso presidente Shimon Peres, responsabile del massacro di dieci anni fa a Kfar Kana (in Libano), parteciperà. Per me sarebbe stato impossibile andare a leggere i miei testi a Parigi.

Qual è l'immagine dell'altro - del palestinese - riflessa dalla letteratura israeliana?
Nel sionismo - uno dei frutti del nazionalismo dell'800 - c'erano elementi positivi: l'idea che gli ebrei, reduci dalle persecuzioni in Europa, venissero qui in Israele acquistando libertà e indipendenza. Ma ora ci siamo trasformati in uno stato coloniale, con i giornali che fanno propaganda razzista contro gli arabi e i musulmani. Siamo un popolo avvelenato da questa propaganda. La maggior parte della letteratura «mainstream» è completamente egocentrica: non è interessata all'altro, rappresenta la vita della borghesia e si occupa di problemi psicologici. La nostra letteratura non ha a cuore i problemi morali cruciali di questo momento storico. Si configura soprattutto come intrattenimento borghese. In questo contesto la maggior parte degli scrittori si dichiara in termini generali «per la pace», ma quando c'è da prendere una decisione per fare qualcosa di «aggressivo» si schiera col governo, come durante l'ultima guerra in Libano, quando Yehoshua, Grossman e Oz hanno scritto sui giornali che si trattava di un conflitto giusto. All'estero dipingono l'immagine di un Israele liberale, ma sono parte integrante del sistema.

Ma il governo israeliano è ufficialmente impegnato in colloqui di pace con l'Autorità nazionale palestinese e ammette l'urgenza di dare ai palestinesi uno stato, anche se solo in una parte del 22% della Palestina storica.
Il problema non è lo Stato, ma la terra. Qui i giornali ne parlano apertamente, ogni giorno, molto più che in Italia e in Europa: gli insediamenti, la confisca di territorio, il controllo dell'acqua da parte delle autorità israeliane aumentano di giorno in giorno. Questi sono i fatti, molto diversi dalla propaganda utilizzata dal governo: i palestinesi non hanno più un territorio.

Che significato ha per lei il 60° anniversario della fondazione dello Stato ebraico?
Dopo sessanta anni ci troviamo di fronte a un bivio: o continuare a essere uno stato coloniale e proseguire con la guerra, mettendo seriamente in pericolo il futuro d'Israele perché - non dobbiamo dimenticarlo - viviamo in Medio Oriente, non in California. L'alternativa è fare come (l'ex presidente sudafricano) De Klerk: invertire la rotta e provare a dare ai palestinesi pieni diritti sulla loro terra, cercando di creare un uovo sistema di pace. Altrimenti non sopravvivremo né da un punto di vista morale, né come stato, perché la guerra si espanderà a tutto il Medio Oriente.

Alcuni gruppi della sinistra italiana sono pronti a boicottare la Fiera del libro di Torino, mentre la sinistra istituzionale si oppone perché, sostiene, il boicottaggio va contro i principi stessi della cultura, provoca reazioni negative e gli intellettuali non sono responsabili delle azioni dei loro governi.
Quello che affermano è assurdo: durante il periodo hitleriano o durante l'apartheid intellettuali come Brecht e tanti altri si univano per combattere il fascismo e il segregazionismo. Gli intellettuali, assieme alle organizzazioni di base, contribuirono alla fine dell'apartheid. Gli intellettuali - che devono essere liberi - dovrebbero partecipare al boicottaggio. Un aiuto dall'Europa, che boicotti Israele non in quanto tale, ma in quanto establishment politico militare che sostiene l'occupazione, è l'unica possibilità di salvare i palestinesi e noi, gli ebrei d'Israele.

Da dieci anni, dal tramonto del movimento pacifista, siete fermi a un migliaio di «dissidenti» che manifestano contro la guerra. Perché non riuscite a raggiungere un'audience più ampia?
Perché in Israele tutte le televisioni e tutti i giornali educano la gente al nazionalismo, con un lavaggio del cervello quotidiano. Ora sono seduto, qui nel mio appartamento, e posso sentire distintamente il mio vicino che sta dicendo: «Gli arabi non sono un popolo, sono barbari, avremmo dovuto colpirli con la bomba atomica». Quello che afferma l'ha imparato dai mass media, che creano panico e rabbia mentre i politici collaborano con l'establishment militare. Viviamo in una situazione orwelliana: ogni giorno la tv ripete quanto sia terribile vivere a Sderot, dove quasi nessuno viene ucciso. A due passi dalla cittadina israeliana c'è l'inferno di Gaza, che è diventata un ghetto.

Ma cosa possiamo augurarci in un futuro prossimo?
Io spero nell'aiuto degli europei, che i discendenti di Voltaire e Rousseau aiutino Israele, perché Israele non finirà l'occupazione fin quando l'Europa non gli dirà «basta», perché Israele dipende dall'Europa e dagli Stati Uniti. Solo una pressione da parte dei paesi civili e democratici può cambiare la situazione e riportarci la felicità. La situazione attuale - in cui a dettar legge è l'esercito - non può essere cambiata dall'interno. Per i valori di cui è portatrice, l'Europa non può continuare a collaborare con Israele. Io spero che in un anno o due l'Europa possa cambiare rotta.

Poesia di Aharon Shabtai


Cultura

Il segno di Caino non apparirà
sul soldato che spara
alla testa di un bambino
da una collina sopra il recinto
intorno a un campo profughi
poiché sotto l’ elmetto
parlando in termini concettuali
la sua testa è fatta di cartone.
D’altra parte,
l’ufficiale ha letto The Rebel 1,
la sua testa è illuminata,
per questo non crede
nel segno di Caino.
Ha passato il suo tempo nei musei
E quando punta
il fucile verso il bambino
come un ambasciatore di Cultura,
lui aggiorna e ricicla
le acqueforti di Goya
e Guernica.

sabato 26 gennaio 2008

Dott. Kamel Sharif

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Amman- Quds Press Service

Nella capitale giordana Amman è stato dato l’annuncio della morte del dott. Kamel Sharif mercoledì 23 gennaio 2008 all’età di 80 anni. Sharif (che Allàh gli usi Misericordia, ndr) era considerato uno dei più eminenti pensatori islamici contemporanei e tra le figure di maggior spicco nel campo politico e giornalistico in Giordania e in tutta l’area mediorientale.
Fin da giovane il dott. Sharif aderì al movimento dei Fratelli Musulmani. Nella guerra del 1948, egli fu a capo di un battaglione dei Fratelli Musulmani, allorché la dirigenza dei Fratelli Musulmani in Egitto decise l’invio di combattenti a difesa delle terre palestinesi contro il complotto israeliano.
Quando la sua situazione si stabilizzò in Giordania, egli ricoprì l’incarico di ministro dell’Awqaf della Giordania in vari governi dal 1976 al 1984, fu membro del consiglio regale giordano ed ambasciatore per la Giordania in molti paesi fra cui Germania, Pakistan, Malesia, Indonesia, Cina. Fu a capo del Congresso generale islamico per Gerusalemme e presidente del comitato islamo-cristiano per la difesa dei luoghi santi. Fu segretario generale del Consiglio islamico mondiale per la da’wah ed il soccorso e membro della Lega islamica mondiale e dell’Organizzazione della conferenza islamica.
Kamel Sharif fondò nel 1967 insieme a suo fratello Mahmud Sharif la rivista “ad-Dustur” (la Costituzione) una delle più prestigiose riviste della Giordania.
Kamel Sharif venne insignito di molte prestigiose onorificenze giordane oltre ad un’onorificenza militare egiziana ed un’onorificenza cinese.
Sharif svolse un ruolo assai importante nel tentativo di risanare le fratture inter-palestinesi con un’opera di mediazione fra i due movimenti “Fath” e “Hamas”. Tali mediazioni permisero spesso di trovare soluzioni che riportarono ad una situazione di calma nelle relazioni fra le due organizzazioni.

Traduzione a cura di
Dott. Abdelwahab

domenica 20 gennaio 2008

L’indagine di Brian Withaker sul Memri

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Il giornalista Brian Withaker ha pubblicato un articolo che indaga sulla realtà del Memri. Il Memri, per chi non lo conoscesse ancora, sta per Middle East Media Research Institute ed è un organizzazione con sede a Washington D.C.
Si propone di eseguire traduzione (gratuite) dei vari contenuti dei media medio orientali con la volontà di essere un ponte per l’Occidente che serva a comprenderne la scena e la realtà pubblica (e politica).
Nel suo articolo che si intitola Selective Memri (La selettività del memri) pubblicato il 12 Agosto 2002, Msr. Withaker (giornalista del The Guardian), afferma che ogni tre o quattro giorni riceve come tanti altri giornalisti delle traduzioni di alta qualità di articoli di giornali tradotti dall’arabo. La sua indagine comincia quando riceve un pezzo in cui un ex medico dell’esercito iracheno affermava che Saddam Hussein avesse ordinato di amputare le orecchie a tutti i disertori. Gli fu chiesto dal suo giornale di approfondire la questione di questo articolo e dopo una piccola ricerca si delineano davanti a questo giornalista delle interessanti verità sullo stesso Memri.

Il Memri, che ha aperto filiali anche a Londra, Berlino e Gerusalemme, è finanziata dai contribuenti americani. Esso, infatti è un istituto “"indipendente"” e senza fini di lucro, che ha delle agevolazioni in materia fiscale da parte degli Stati Uniti come prevede la legge dello stesso paese.
Il giornalista inizia la sua indagine dal sito dello stesso Memri e nota alcuni particolari interessanti. In primo luogo non si trovano nomi di responsabili o di impiegati; in secondo luogo tutti gli articoli tradotti da questo istituto ricalcano l’agenda politica israeliana. Andando sempre più a scavare si trova il nome del co-fondatore e presidente, non che responsabile del sito: un certo Yigal Carmon. È un colonnello che ha servito per 22 anni l’intelligence israeliana, il Mossad; ed è anche stato consigliere di due premier israeliani: Yzhak Shamir e Ytzhak Rabin. In un’altra pagina, ormai non più reperibile, dice il giornalista, trova sei nomi. Il colonnello e altri due hanno lavorato per il Mossad, mentre dei restanti, uno ha servito nell’esercito, l’altro ha una formazione accademica e l’ultimo è un ex-attore. L’altro fondatore del centro è Meyrav Wurmser, direttrice del Centre for Middle East Policy presso l'Hudson Institute di Indianapolis; e la strana coincidenza, nota Brian, è che ‘l’onnipresente’ Richard Perle, che presiede le politiche per la difesa al Pentagono, è entrato ha far parte del consiglio di amministrazione proprio dell’Hudson Institute.
La signora Wurmser aveva anche pubblicato un interessante articolo intitolato “Can Isreal Survive Post-Zionism?” (Può Israele sopravvivere al Post-Sionismo?) in cui difende la posizione di autodifesa israeliana attaccando i sinistroidi dello stato ebraico come fossero una grande minaccia.
Insomma , per farla breve il nostro giornalista ha denunciato la politica sionista dell’istituto, che segue le direttive dello ‘Stato di’ Israele e che va in cerca di tutti gli articoli dei media arabe che possono recare danno a paesi arabi e che nello stesso momento mirano a colpire l’opinione pubblica americana. Msr. Brian conferma che sono riusciti ad ottenere grossi risultati con queste piccole traduzioni, che ovviamente nessun giornale si cura di verificare e investigare. Un primo risultato durante il 2002 lo hanno ottenuto con la pubblicazione di un articolo del giornale al-Riyadh, dove una docente universitaria ha riportato una vecchia storia risalente al Medioevo in cui si accusano gli ebrei di usare il sangue di bambini cristiani e musulmani per fare gli impasti dei dolci della festa di Purim. Secondo Brian, e mi trova d’accordo, che l’unica cosa che può dimostrare questo articolo è l’ignoranza di molti paesi arabi (comprensivi della loro classe più istruita) nei confronti dell’ebraismo e di Israele. Però il Memri è riuscito a fare passare, ingiustamente, che la testata su cui è stato pubblicato è ‘un giornale statale’, lasciando intendere che lo stato concorda con la linea del giornale, e addirittura ne controlla l’attività. In verità, al-Riyadh è un giornale di una società privata; di cui il direttore, conseguentemente, ha affermato che, poiché era all’estero nel momento di pubblicazione dell’articolo, ne ha preso visione solo dopo, e ha provveduto a presentare le proprie scuse e a licenziare la docente.
Un secondo successo nello stesso anno, il Memri lo ha ottenuto - continua il giornalista di The Guardian – quando l’ambasciatore saudita a Londra ha pubblicato una poesia su una giovane donna kamikaze sul giornale al-Hayat dal titolo: “I Martiri”. Il memri ha visto subito l’occasione per tradurla e presentarne un estratto dichiarando che decantava i kamikaze. Certo – dice Brian – che il vero messaggio della poesia dipende dalla traduzione: It could, perhaps more plausibly, be read as condemning the political ineffectiveness of Arab leaders, but Memri's interpretation was reported, almost without question, by the western media (è più plausibile che l'opera vada letta come una condanna dell'inefficacia politica dei leader arabi, ma i media occidentali hanno rilanciato l'interpetazione del Memri quasi senza metterla in discussione).


These incidents involving Saudi Arabia should not be viewed in isolation. They are part of building a case against the kingdom and persuading the United States to treat it as an enemy, rather than an ally. It's a campaign that the Israeli government and American neo-conservatives have been pushing since early this year - one aspect of which was the bizarre anti-Saudi briefing at the Pentagon, hosted last month by Richard Perle.

Gli incidenti che hanno coinvolto l'Arabia Saudita non vanno visti come casi isolati. Fanno parte di una campagna contro il regno saudita, volta a convincere gli Stati Uniti a trattarlo come nemico anziché come alleato. È una campagna intrapresa dal governo israeliano e dai neoconservatori americani fin dall'inizio di quest'anno: uno dei suoi aspetti è stato lo stravagante briefing antisaudita tenuto da Richard Perle al Pentagono un mese fa.
Il memri cerca di diffondere, e a quanto pare riesce, ciò di cui l’agenda politica israeliana necessita. Quindi diffidate dalle varie traduzioni di articoli, video, e quant’altro materiale che provenga da questo istituto e che purtroppo lo troviamo anche in italiano. Gli stessi ‘video di Bin Laden’ (laddove esistano effettivamente) non sfuggono al loro controllo, diffondendo la traduzione da loro voluta, o meglio voluta da Israele.

Quindi non ascoltate alle parole di Bin Laden o Zawahri o altri in una lingua che non sia l’arabo, o tradotte da altra fonte, perché a me non risulta che questi parlino italiano!



martedì 15 gennaio 2008

Petizione: Abou Elkassim Britel libero e vivo

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Su petitionOnline è stata avviata la campagna di raccolta firme per la liberazione immadiata del fratello (e cittadino italiano) Abou Elkassim Britel ingiustamente detenuto nella prigione marocchina di Casablanca Oukacha.
La petizione sarà indirizzata al Governo Italiano e al Parlamento Europeo; per cui invitiamo tutti i difensori dei diritti umani e tutti coloro che hanno custodito ancora un po' di sensibilità in mondo così cinico, di perdere due minuti a per sottoscrivere la petizione e altri sue per diffonderla.
Puoi trovare il documento e l'intera vicenda
qui.

Sottoscrivi la petizione...