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venerdì 28 marzo 2008

L'Associazionismo e l'ostentazione

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Il più grande peccato è l’associare altri ad Allàh, ed è di due tipi:
il primo è rendere Allàh socio e adorare altro a suo posto come sassi, piante, sole, luna, profeti, maestri, astri, re o altro… e questo è il più grande peccato che l’uomo può commettere e che Allàh ha citato dicendo nel Sublime Corano in diverse ayat (di cui riportiamo solo alcune)
[1]:

48. In verità Allàh non perdona che Gli si associ alcunché ; ma all’infuori di ciò perdona chi vuole. Ma chi attribuisce consimili ad Allàh commette un peccato immenso.

116. No! Allàh non perdona che Gli si associ alcunché. Oltre a ciò, perdona a chi vuole. Ma chi attribuisce consimili ad Allàh, si perde lontano nella perdizione.[2]
13. Attribuirgli associati è un’enorme ingiustizia.[3]

72. Quanto a chi attribuisce consimili ad Allàh, Allàh gli preclude il Paradiso, il suo rifugio sarà il Fuoco.[4]
Quindi chi associa altri ad Allàh e muore in questa sua condizione senza alcun dubbio il suo destino è l’Inferno; così come chi muore testimone dell’Unità e dell’Unicità e dell’Unipersonalità di Allàh entra in Paradiso, anche se può subire il castigo dell’Inferno. Nel Sahih viene riportato che il Profeta - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria - disse ripetendo tre volte: ‘Non volete che vi informi dei più gravi kaba’ir (i più gravi peccati)?’; risposero: ‘al contrario o Profeta di Allàh’; disse - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria - mentre era sdraiato: ‘l’associare altri ad Allàh e l’opporsi ai propri genitori ’ – poi si sedette e continuò – ‘ anche il dire il falso e il testimoniare il falso ’ e continuò a ripeterla fino a che non pensammo: magari non lo avesse detto. (hadith su cui si concorda l’autenticità) rafforzato dal hadith già riportato in cui disse - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria : evitate le sette abominevolezze e poi citò come primo l’associare altri ad Allàh (as-shirq).

Il secondo tipo di associazionismo (shirq) invece è ciò che viene chiamato ar-riya’: l’ostentazione, ovvero fare (o evitare di fare) un’azione buona per essere visti e lodati dalla gente. Egli L'Altissimo ci avverte di questo nel Sublime Corano:

110. Chi spera di incontrare il suo Signore compia il bene e nell’adorazione non associ alcuno al suo Signore.[5]

Confermando e completando il Messaggero di Allàh - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria - disse: ‘ Attenzione dal compiere il piccolo shirq ‘, dissero ‘cos’è il piccolo shirq O Messaggero di Allàh? ‘, rispose - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria: ‘ l’ostentazione (ar-riya’). Allàh l’Altissimo dice il giorno in cui vengono ricompensati i suoi servi per le loro azioni, andate da coloro per i quali operavate con ostentazione (riya’) e vedete se possono ricompensarvi ‘
[6]
Disse anche - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria: ‘ Allàh dice: chi compie un’azione avente come fine Me e altri a cui mi associa, allora questa azione è per colui con cui mi ha associato e io da questa mi dissocio ’[7]
Ci riporta Abi Huraira - che Allàh si conpiaccia di lui - che il Messaggero di Allàh - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria - disse: ‘ è possibile che uno digiuna (sa’im) e non ottiene niente del suo digiuno se non la fame e la sete, ed è possibile che uno rimanga sveglio [in adorazione] durante la notte e non ottiene niente dalla sua veglia se non il sonno ‘; ovvero che se il suo digiuno e la sua adorazione non hanno come fine unico il Volto dell’Altissimo allora non hanno alcuna ricompensa.[8]
Ci è stato riportato anche di lui - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria - che disse: ‘colui che opera al fine della sua apparenza e il suo prestigio [tra la gente] è come colui che riempie il suo sacco di legname e entra nel mercato volendo comprare e quando lo apre dinanzi al venditore trova solo legname con il quale si colpisce la testa [per il suo rammarico], mentre non ha alcun beneficio nel suo sacco se non il dire della gente: com’è pieno il suo sacco, senza che però gli venga dato niente. Così come colui che opera per la sua apparenza e il suo prestigio [tra la gente] non ottiene niente dal suo operato se non le lodi della gente e non ha alcuna ricompensa nella vita Ultraterrena. ‘[9]
Mentre Allàh l’Altissimo dice:

23. Abbiamo giudicato le loro opere e ne abbiamo fatto polvere dispersa.[10]

Ovvero le opere che hanno compiuto consociando alla ricompensa di Allàh altre ricompense non avranno alcun valore e la renderà come una polvere dispersa.

Ci riporta ‘adiyu Ibnu Hatim Atta’iyyi - che Allàh si compiaccia di lui - del Messaggero di Allàh - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria - disse: ‘ Viene ordinato, il Giorno del Giudizio, di condurre un gruppo di persone in Paradiso fino a che non vi sono entrati, respirato dal suo profumo, visto i suoi palazzi e ciò che Allàh ha preparato per coloro che la abiteranno, viene poi ordinato di tirarli fuori perché non avranno nessun godimento e ritornano con dispiacere e pentimento che nessuno, ne i primi ne gli ultimi, sono mai tornati con un sentimento tale e dicono: Dio se ci avessi condotto all’Inferno prima che ci mostravi quello che ci hai mostrato di godimenti che hai riservato a costoro, [il nostro dolore] sarebbe stato meno penoso. Allàh l’Altissimo risponde: ‘ed è quello che volevo. Quando vi ritiravate [solitari] mi combattevate con gravi peccati, e quando incontravate la gente la incontravate mukhbitin e operavate con ostentazione (riya’) nelle vostre opere verso la gente contrariamente a ciò che mi davate con [sincerità dal] il vostro cuore. Davate importanza alla gente e non la davate a Me, riconoscevate la maestà alla gente e a Me no, avete rinunciato per la gente e per Me non avete rinunciato, oggi vi faccio assaggiare il mio castigo più grave assieme al mostrarvi la mia miglior ricompensa di cui vi ho privato.
[11] Un uomo chiese al Messaggero di Allàh - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria: ‘quale è la salvezza?’; rispose - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria: ‘non volere ingannare Allàh’, disse l’uomo:’ e come è possibile voler ingannare Allàh?’, rispose - che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria: ‘compiere un’azione che Allàh e il Suo Messaggero ti hanno ordinato di fare con l’intenzione di avere una ricompensa che non sia il Volto di Allàh; e stai attento dall’ostentazione (ar-riya’) in quanto è il piccolo shirq[12], l’ostentatore il Giorno del Giudizio verrà chiamato dinanzi a tutta la gente con quattro nomi: o ostentatore, o traditore, o fajir, o perdente, sviato è il tuo operato, persa è la tua ricompensa, non hai nessuna ricompensa da noi, vai e prendi la tua ricompensa da chi operavi per lui, o falso.[13]
È stato chiesto ad alcuni saggi – che Allàh li usi misericordia – chi è il mukhlis (sincero)? Risposero: il mukhlis è colui che nasconde le proprie buone azioni (hasanat) come nasconde le sue cattive azioni (sayi’at). Venne chiesto ad altri di loro qual è la caratteristica dell’Ikhlas (sincerità)? Risposero: il non amare la lode della gente. Mentre il Fadil banu ‘ayad - che Allàh si compiaccia di lui - disse: ‘evitare un lavoro per paura della [lode della] gente è ostentamento (riya’), il lavoro con ostentamento per la gente è shirq (associazionismo), mentre l’ikhlas (devozione) c’è se Allàh ti preserva da queste due.’


[1] le ayat nel Sublime Corano che citano in vari modi l’associare altri ad Allàh (as-shirq) sono circa centosessantacinque ayah.
[2] Surat An-Nisa’ – 48, 116
[3] Surat Luqman, 13
[4] Surat Al-Ma’idah, 72
[5] Surat Al-Kahf, 110
[6] Riportato dal imam Ahmad da Ibnu Abbass e dal Bayhaqi; Almundariy disse di questo Hadith nel libro attarghib wa attrhib hatdith buono (jayid). Oltre ad essere riportato da altre fonti con diverse parole ma con un unico significato.
[7] Riportato da Ibnu Majid con giusti riferimenti (musnad sahih) e da Muslim con la sola omissione dell’ultima parte ‘e io da questa mi dissocio’.
[8] Riportato da Iben Majid, dal imam Ahmad, dal Tabarani e dal Hakim; riportato anche dal Bayhaqi e da Iben Mardawih con diverso riferimento.
[9] Ibnu Hujrah disse nel libro alZawajir che queste sono parole di alcuni saggi e che non è nei ahadith del Nobile Profeta sas.
[10] Surat Al-Furqan, 23
[11] Riportato da At-Tabariy, da Abu Na’im e dal Baihaqi e da altri.
[12] Cioè è un modo di associare nelle azioni altri fini all’unico fine ovvero l’ottenere la ricompensa da Allàh e da nessun altro che Egli swt.
[13] Riportato da Iben Abi Ad-Dunya riferito da Jabla Alyahsibi riferito da sahibiy ed è debole di referenziati.

giovedì 7 febbraio 2008

L’Imam As-shafi’i

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Abu ‘AbdAllàh è uno dei quattro Imam che hanno dato avvio alle rispettive scuole. A lui si riconduce la scuola Shafi’ita.
È di padre e madre qoraiscita. Sua madre è la signora Hafida sorella della signora Fatima bintu Asad, madre del quarto Califfo Ali Ibn Abi Talib e per questo As-Shafi’i diceva: Ali Ben Abi Talib è mio zio e mio cugino.

L’imam as-Shafi’i studiò la maggior parte del sapere del suo tempo: dalla cultura egiziana (alqabatiya), alle tradizioni della cultura greca, persiana, indiana e si dedicò anche alla chimica, alla medicina, alla fisica, alla matematica, all’astronomia, alle scienze in generale … si dedicò alla scienza della firasa (una vecchia scienza paragonabile alla psicoanalisi odierna), alla giurisprudenza, ai ahadith, alla scienza della lingua, della letteratura, della poesia … così anche si dimostrò abile atleta: nel lancio ed era anche un ottimo cavaliere … Quando aveva solo venti anni era già conosciuto per le sue sedute di ifta’.

Nacque a Gaza nell’150esimo anno egiriaco (corrispondente all’anno gregoriano 767), stesso anno in cui morì l’imam Abu Hanifa Annu’mani, il giurista dell’Iraq. Suo padre morì quando aveva appena due anni, così sua madre lo portò a Mecca e lì crebbe orfano iniziando la sua vita con una sfida e con una grande volontà di cercare il sapere dovunque esso si trovi.

Dissero nella sua descrizione: era un uomo alto, di carnagione scura, con una voce dolce e con una notevole intelligenza creativa; dormiva poco, leggeva e scriveva molto. Vestiva indumenti semplici e puliti, e si riusciva a concentrare e a riflettere solo nel buio totale. Camminava sempre con il suo grosso bastone che lo ha accompagnato per tanti viaggi. Gli venne chiesto un giorno: ‘Perché porti spesso con te quel bastone mentre tu non ne hai bisogno visto la tua rubustezza?’; ed egli – che Allàh l’Altissimo si compiaccia di lui – rispose: ‘affinché esso mi ricordi che sono solo in viaggio’.

Imparò il Sublime Corano quando aveva sette anni, arrivò a compiere i suoi tredici anni avendo imparato a salmodiarlo (tajwid) e avendo imparato la sua esegesi. Si era caratterizzato per la sua bella voce nel salmodiare il Sublime Corano, piena di pianti di timore e di aspirazioni verso Allàh l’Altissimo.

Si accorse presto che doveva imparare la scienza della lingua araba, così scelse di trasferirsi dalla tribù dei Bani Hadhil, che era conosciuta come la tribù che più delle altre usava un arabo corretto. Rimase da loro e prese a spostarsi con loro per dieci anni, e oltre ad aver acquisito una notevole padronanza linguistica, in questi dieci anni imparò anche l’arte del lancio (dell’arco e della lancia). La sua esperienza in mezzo a questa tribù lo porterà successivamente a migliorare la sua comprensione del Sublime Corano e della Tradizione Profetica (Sunna).

Diversamente da altri scienziati, l’Imam as-Shafi’i non si è legato ad uno sceicco (maestro) in particolare per acquisire il sapere ma egli si spostava in continuazione alla ricerca di nuove nozioni e nuove conoscenze; viaggiò per tutto l’impero islamico discutendo con la gente, con gli scienziati e con i giuristi, con i tramandatori dei Hadith cercando di avere contatto con le più diverse correnti di pensiero del suo tempo. Si spostò inizialmente tra le tribù del Hijaz, poi viaggiò verso l’Iraq, la Persia, L’Anatolia, lo Yemen, la Palestina, l’Egitto.

Che Allàh gli usi Misericordia e si compiaccia di lui

martedì 29 gennaio 2008

Il Testamento Islamico

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

La lode appartiene ad Allàh. O Allàh, esalta benedici ed abbi in gloria il Tuo servo e apostolo Muhàmmad, la sua Famiglia e i suoi Compagni.


Quanto sopra doverosamente premesso, io, sottoscritto(a) (nome e cognome) residente attualmente a (nome della località) in via/piazza (indicazione dell’indirizzo), nella piena capacità di intendere e volere ordino, pubblico e dichiaro le mie ultime volontà riguardo al trattamento della mia salma, il mio funerale e la mia sepoltura.

Rendo testimonianza che non c’è divinità tranne Allàh, l’Unico, il Misericordioso l’Onnipotente Creatore dei cieli e della Terra e di quanto vi è in essi, Dio di Abramo, Mosè, Gesù e Muhàmmad, e di tutti i Profeti, su loro la pace. Egli è unico titolare della qualità divina, nella quale non ha condomino a nessun titolo, né di socio, né di figlio.

Rendo testimonianza che Muhàmmad saas è Suo servo, messaggero e ultimo dei Suoi Inviati.

Rendo testimonianza che Allàh è la Verità, che la sua promessa è verità e che l’incontro con Lui è verità.

Rendo testimonianza che l’avvento dell’Ora è verità, riguardo al quale non c’è alcun dubbio, e che Allàh, rifulga lo splendore della sua Luce, scevro di ogni difetto e imperfezione, con certezza resusciterà i morti di tutte le generazioni dell’umanità, della prima e dell’ultima e di tu tutte le intermedie.

Ai miei parenti e amici, ai miei fratelli e alle mie sorelle nell’Islàm, a tutti coloro che rimarranno dopo di me, io consiglio di compiere ogni sforzo per essere veri Musulmani, in obbedienza al loro Creatore, rifulga lo splendore della sua Luce, e di adorarLo, in quanto è solo Lui il titolare del diritto di essere adorato, di temerLo, perché solo Lui ha titolo per essere temuto, e di amare Lui e l’Apostolo suo, Muhàmmad saas con amore completo ed esclusivo. Obbediscano, quindi, a Lui soltanto diffondano e impiantino, saldamente, la Sua religione, l’Islàm, e muoiano in completa e assoluta sottomissione alla Sua Volontà.

Ricordo loro che nessuno, uomo o donna che sia, muore prima che sia giunto il suo tempo di morire; che la durata di ciascuna vita è determinata con precisione prima che ciascuno di noi venga al mondo dall’Onnipotente Creatore, rifulga lo splendore della Sua luce. La morte è un evento tragico soltanto per colui o colei che ha vissuto la sua vita, ingannando se stesso senza sottomettersi al Creatore e senza prepararsi al ritorno finale a Lui. Non affliggetevi, quindi, per la mia dipartita, ma traetene spunto per fare opportuni preparativi alla vostra. Siate pazienti e composti nel cordoglio come la religione dell’Islàm prescrive. L’Islàm consente che il lutto dei parenti non superi i tre giorni, benché alle vedove sia richiesto il lutto per quattro mesi lunari e dieci giorni, fino a quando, cioè, la loro ‘iddah (periodo di attesa) sia conclusa. Le eccessive lamentazioni e le scene di disperazione sono proibite dal Creatore e riflettono soltanto mancanza di consapevolezza islamica e subordinazione alla volontà di Lui, rifulga lo splendore della sua Luce.

Infine, chiedo a tutti i miei parenti, amici e a tutti gli altri, sia che abbiano scelto di credere in ciò che io credo sia che non lo abbiano fatto, di rispettare il mio diritto insopprimibile a questo Credo, garantitomi dalla Costituzione della Repubblica Italiana, agli articoli 19 e 21. Chiedo loro di rispettare questo documento, da me redatto, e di non opporvisi o modificarlo. Piuttosto curino che la mia sepoltura avvenga come io ho richiesto che avvenga e che i miei beni siano secondo le mie precise disposizioni al riguardo. In relazione a quanto sopra, Io ordino che nessuna autopsia o imbalsamatura venga eseguita sulla mia salma, a meno che non sia richiesto dalla legge e che senza ritardo la mia salma venga lavata, composta in sudario con teli scevri da ogni ornamento e poi inumata, dopo che sia stato eseguito il rito del funerale, e che tutto questo sia eseguito da Musulmani, in osservanza dei dettami dell’Islàm.

Quanto sopra premesso, affido al fratello (indicare nome e cognome) residente a (indicare indirizzo e numero/i di telefono) l’incarico di eseguire queste mie volontà ed espletare gli adempimenti necessari per il mio funerale e la mia sepoltura secondo le norme dell’Islàm.

Nel caso che il sunnominato non sia in grado di eseguire l’incarico affido l’incarico di cui spora, in via sostitutiva al fratello (indicare nome e cognome, indirizzo e numero/i di telefono) e nel caso anche quest’ultimo non possa o voglia accettare l’incarico, nomino esecutivo il Presidente del Centro Islamico della o della comunità, o Associazione islamica della zona dove sarà avvenuto il mio funerale e la mia sepoltura; dispongo che nessuna cerimonia funebre non islamica venga eseguita in relazione alla mia morte e riguardo alla mia salma; dispongo che il mio funerale non sia accompagnato da marce funebri, bandiere, stelle e mezzelune, ritratti, simboli islamici e non islamici, e che essi vengano collocati sul luogo della mia sepoltura; dispongo che la mia salma non sia trasportata oltre una ragionevole distanza dal luogo della mia morte, specialmente quando il trasporto richiederebbe l’imbalsamazione, a meno che il trasporto a lunga distanza non si renda necessaria per raggiungere il più vicino cimitero musulmano, o altro cimitero musulmano scelto dalla mia famiglia musulmana; dispongo che la mia tomba sia scavata nella terra in completa conformità alle regole della pratica islamica e che essa sia orientata nella direzione della Mecca, nella penisola araba, in direzione della quale si orientano i Musulmani nel Rito d’adorazione; dispongo che la a sala, avvolta nel sudario, sia sepolta, senza cassa, in modo che sia separata dalla terra. Nel caso che leggi locali prescrivano inderogabilmente che la sepoltura avvenga in una bara, ordino che essa sia del tipo più semplice e più economico possibile e, inoltre, che la bara sia lasciata aperta durante le esequie e riempita di terra a meno che non sia proibito dalla legge; dispongo che la mia tomba sia sllo stesso livello del suolo o solo leggermente più alta, senza costruzioni o strutture permanenti di qualsiasi genere su es; l’indicatore, se necessario, ha da essere una semplice pietra, sulla quale non ci devono essere iscrizioni o simboli, al solo scopo di indicare la presenza della tomba.

Seguono le diposizioni testamentarie relative al patrimonio

Nome legale …
Nome islamico se differente …
Firma autografa
Autentica notarile della firma
Firme dei testimoni
Firme del notaio


L’atto dovrà essere redatto in triplice copia, una delle quali è per l’archivio notarile, una per il testatore e una per l’esecutore testamentario.

mercoledì 23 gennaio 2008

La Zakat – la tassa sociale purificatrice: ce ne parla T. Ramadan

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clentissimo

Mentre leggevo il libro Islàm in Occidente (di Tariq Ramadan), che generosamente mi ha regalato il mio direttore (che Allàh l'Altissimo lo ricompensi per questo), mi sono imbattuto nella definizione data da questo autore al concetto di zakat (che giustamente definisce come la tassa sociale purificatrice). Una spiegazione a mio avviso molto semplice ma nel contempo molto chiara! Per cui mi è sembrato opportuno riportarvi qui una paginetta da questo libro; nella speranza che, con il permesso del Sommo Sapiente, l’importanza e la complessità di questo concetto possano esservi chiarificati.


È il terzo pilastro dell’Islàm e la sua stessa essenza rileva l’importanza della partecipazione sociale nell’universo musulmano. La zakat è chiaramente una tassa sui beni e sulle proprietà; una tassa che in primo luogo è un obbligo nei confronti di Dio. Il prelievo "purifica" sul piano religioso, sacro e morale il bene di colui che lo possiede. Così il legame con Dio, con la Trascendenza, con il ricordo del senso e della finalità della vita è iscritto e realizzato non solo nell’essere ma nell’avere e nel rapporto che ciascun essere umano stabilisce con lui. Dopo le due testimonianze dell’unicità di Dio (tawhid) e della profezia, dopo l’imposizione della preghiera che stabilisce il legame tra il fedele e il Creatore, la tassa sociale purificatrice (zakat) proietta il credente nella sfera comunitaria che si irradia dunque dalla Trascendenza e dal sacro. Nello stesso tempo, ciò che sta alla base della zakat è una concezione piena, ed etica, dell’organizzazione sociale e delle relazioni umane: colui che possiede ha dei doveri, colui che è povero ha dei diritti di fronte a Dio e tra gli uomini. L’Islàm non
concepisce la povertà come un fatto normale dell’universo sociale
e non prevede nemmeno che il rimedio a una simile distorsione sia la libera generosità degli uni nei confronti degli altri nella speranza che, miracolosamente, l’opulenza dei ricchi e la mendicità dei poveri riescano a trovare un punto di equilibrio. L’obbligo della zakat pone la questione nell’ambito del diritto e della morale e non può essere lasciata alla discrezione di ciascuno. La solidarietà sociale fa parte della fede, ne è la testimonianza più concreta: essere con Dio significa essere con gli uomini; questo è l’insegnamento fondamentale del terzo pilastro dell’Islàm.
Abu Bakr (**), il primo successore del Profeta (*), decise, contro il parere di ‘Umar (**), di combattere le tribù meridionali che non volevano più versare la zakat: bisognava essere intransigenti su una questione che, di fronte a Dio, rientra nel diritto dei poveri e quindi tutta la solidarietà costituita ne è responsabile. Non può essere una semplice questione di bontà, è chiaramente una questione di giustizia e la nozione deve essere difesa in tutte le transazioni umane. È un qualcosa che i ricchi, coloro che possiedono, non devono mai dimenticare, poiché nei loro beni, come sancisce il Sublime Corano, c’è “un diritto per il mendicante e il diseredato”.
[Tariq Ramadan, Islam in Occidente; PP.232,233]


(*) Che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria
(**) Che Allàh si compiaccia di lui

domenica 20 gennaio 2008

As-shirq nel Sublime Corano

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

As-shirq (associare altri ad Allàh) è l’unico peccato che Allàh non perdona ai suoi servi e in passato, come il Sublime Corano ci informa, la maggior parte dei popoli ha quasi sempre associato ad Allàh qualche sua creazione o qualche sua creatura.

Alcuni figli d’Israele hanno adorato il vitello costruito con gli ornamenti del popolo, altri poi hanno attribuito ad Allàh ‘uzayr (nella terminologia biblica è conosciuto come Esdra) come figlio, come anche i nazareni hanno sostenuto (e sostengono tuttora) con il Messia figlio di Maria, mentre L’Uno, L’Unico, L’Unipersonale ha risposto nel Sublime Corano:

Dicendo i giudei: "Esdra è figlio di Allàh"; e i nazareni dicono "il Messia è figlio di Allàh". Questo è quello che esce dalle loro bocche. Ripetono
le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allàh. Quanto sono fuorviati! (30)
Hanno preso i loro rabbini, i loro monaci e il Messia figlio di Maria, come signori all’infuori di Allàh, quando non era stato loro ordinato se non di adorare un Dio unico. Non vi è dio all’infuori di Lui! Gloria a Lui ben oltre ciò che Gli associano! (31)

(Attawba - IX; 30-31)

Allàh l’Altissimo in più passi del Sublime Corano risponde ai nazareni, per la gravità dell’ingiuria attribuita ad Allàh. In questi passi nega che il concetto che sostiene che il Messia (Gesù) figlio di Maria sia Allàh stesso dicendo:

sono certamente miscredenti quelli che dicono: "Allàh è il Messia figlio di Maria". Dì: "chi potrebbe opporsi ad Allàh, se Egli volesse far perire il Messia figlio di Maria, insieme con sua madre e a tutti quelli che sono sulla terra? Ad Allàh appartiene la sovranità sui cieli, sulla terra e su tutto quello che vi è frammezzo!". Egli crea quello che vuole, Allàh è onnipotente. (17)
Giudei e nazareni dicono: "Siamo figli di Allàh ed i suoi prediletti". Dì: "Perché allora vi castiga per i vostri peccati? Sì, non siete che uomini come altri che Lui ha creato. Egli perdona a chi vuole e castiga chi vuole. Ad Allàh appartiene la sovranità sui cieli e sulla terra e su quello che vi è frammezzo. A Lui farete ritorno". (18)

sono certamente miscredenti quelli che dicono: "Allàh è il Messia, figlio di Maria!". Mentre il Messia disse: "O Figli di Israele, adorate Allàh, mio Signore e vostro Signore". Quanto a chi attribuisce consimili ad Allàh, Allàh gli preclude il Paradiso, il suo rifugio sarà il Fuoco. Gli ingiusti non avranno chi li soccorra! (72)

(Al Ma'ida - V; 17 - 18, 72)

Per quanto riguarda la trinità, che vuole rendere Allàh parte di tre, Allàh dice:

Sono certamente miscredenti quelli che dicono: "In verità Allàh è terzo di tre". Mentre non c’è dio all’infuori di Dio Unico! E se non cessano il loro dire, un castigo doloroso giungerà ai miscredenti. (73)
il Messia, figlio di Maria, non era che un messaggero. Altri messaggeri erano venuti prima di lui, e sua madre era una veridica. Eppure entrambi mangiano cibo. Guarda come rendiamo evidenti i Nostri segni, quindi guarda come se ne allontanano. (75)

(Al Ma'ida - V; 73, 75)

giovedì 17 gennaio 2008

Digiuno del decimo giorno del mese di Muharram

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Giovedì 9 di Muharram 1949 / 17 di Gennaio 2008

Cos’è ‘ashùrà?
È il decimo giorno del mese islamico di Muharram di tutti gli anni.

Perché si digiuna?
È un rito di ringraziamento e di lode ad Allàh l’Altissimo per aver salvato il Profeta Mosè – Pace su di lui – e il suo popolo dal Faraone e dai suoi seguaci nel decimo giorno del mese di Muharram.

I Benefici di questo digiuno:

Abu Qatada (che Allàh si compiaccia di lui) disse: è stato chiesto al Profeta – che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria – sui benefici nel digiunare il giorno di ‘ashùrà. Rispose: Ripongo in Allàh la speranza che mi cancelli i peccati dell’anno che lo ha preceduto - O come disse. (Riportato da Muslim)

I gradi di digiuno del giorno di ‘ashùrà:

  • Completa: che si digiuni tre giorni: il giorno precedente, ‘ashùrà e il giorno successivo.

  • in alternativa: digiunare il nono e il decimo giorno.

  • in alternativa: digiunare solo il decimo giorno.

Pareri:

  • È preferibile digiunare questo giorno per adempiere alla Sunna del Profeta – che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria.

  • In questo giorno hanno digiunato il Profeta Muhammad – che Allàh lo benedica e lo abbia in gloria; i suoi Compagni e prima di loro il Profeta Mosè – Pace su di lui, come rito di ringraziamento ad Allàh.

  • I benefici di questo giorno sono tanti e la sua sacralità risale a molto tempo addietro.

  • È preferibile digiunare un giorno prima e un giorno dopo per non cadere nell’imitazione degli ebrei, così come il Profeta – che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria – aveva ordinato.

  • Questo è ciò che ci è giunto dalla Sunna e qualsiasi usanza associata e/o compiuta in questo giorno è un’innovazione (bid’a ), che si discosta da ciò che il Profeta – che Allàh lo benedica e lo abbia in gloria – ci ha insegnato.

La grande Misericordia di Allàh l’Altissimo ha fatto sì che con il digiuno di un giorno solo (quale ‘ashùrà) vengano perdonati i peccati di un anno interoQuesta è la grazia di Allàh (Il Sublime Corano - LXII, 4). Quindi è il momento di lavorare per iniziare un nuovo anno nella piena adorazione di Allàh. Le opere meritorie scacciano quelle malvagie (Il Sublime Corano - XI, 114).

E che la Pace e a la Benedizione di Allàh siano sul Profeta Muhammad, sulla sua progenie, sui suoi Compagni e su tutti coloro che seguono la sua Retta Via.

Tradotto su email di
Dott. Breigheche Dr.Aboulkheir- Presidente dell’Alleanza Islamica
(a cui vanno i nostri ringraziamenti - che Allàh lo ricompensi khairan).

mercoledì 19 dicembre 2007

Cosa è l'Islàm ? A cosa invita?

Nel nome di Allàh il Misericordioso il Clementissimo


Prefazione
La lode appartiene tutta ad Allàh
il Padrone e il Signore di tutti gli universi

Quali sono i suoi obiettivi?

Questo manuale risponde alle domande, di cui sopra, in modo conciso, dando risposte semplici e veritiere, per informare il pubblico mass media-dipendente di cosa debba intendersi con la parola Islàm, con l'aggettivo che da essa deriva ( islamico/a), di cosa significhi la parola gihàd (che è parola di genere maschile, per cui nell'uso va preceduta dall'articolo il), come pure di rispondere con precisione linguistica e chiarezza concettuale a tutti i pregiudizi sull'Islàm che derivano da un lavaggio istituzionale del cervello, finalizzato alla demonizzazione occulta dell'Islàm, che prende le mosse dalle scuole elementari, se non anche in età pre-scolare. Ogni Musulmano ha il dovere di annunciare le verità dell'Islàm, smentendo le distorsioni della sua immagine e della sua realtà, che certi ambienti, interessati ad arrestarne la diffusione, ne fanno ad ogni occasione propizia alla disinformazione. Noi apriamo le porte del nostro cuore a tutti coloro che siano in grado di riflettere spassionatamente, si interessano e fanno domande per avere informazione sull'Islàm, anche da fonte (autenticamente) islamica. Ricordiamo, in ogni caso che la perfezione appartiene esclusivamente ad Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, mentre l'uomo, per sua natura, è fallibile.
Wa llàhu walìyyu t-tawfìq
(Allàh è il Patrono del Successo)
autore
Hàmad Mohàmed

Reggio Emilia, 21/02/1425 dell'egira
corrispondente al dì 11 Aprile 2004.

martedì 18 dicembre 2007

Tra i Significati del Mese di Ramadan


In nome di Allàh il Misericordioso il Clementissimo


L’Islàm, come tutti sappiamo, si basa sui cinque pilastri: la professione di fede, le cinque orazioni giornaliere, la zakat (l’imposta coranica), il digiuno del sacro mese di Ramadan e il pellegrinaggio alla Mecca per chi ne ha le possibilità economiche e fisiche. Il mese di Ramadan è di ventinove o trenta giorni a seconda, e fa parte del calendario islamico.
Il calendario islamico è composto da dodici mesi e contrariamente a quello gregoriano, è basato sulle varie fasi della luna, il mese inizia con l’apparire del primo riflesso della luna crescente, con la luna piena si ha metà mese, per poi finire la mensilità con l’ultimo riflesso della luna calante. Il mese di Ramadan è il mese più sacro di tutto il calendario islamico. Allàh, infatti, ha dato ad ogni arco di tempo un momento particolarmente più sacro: durante il giorno i cinque orari del rito di adorazione, durante la settimana il venerdì (il giorno festivo islamico), durante l’anno il sacro mese di Ramadan e durante la vita il pellegrinaggio alla Mecca (per chi ne ha la forza economica e fisica). Essi sono un punto di riferimento temporali che il musulmano sfrutta come momento di arresto e distaccamento dalla materia. Una tappa in cui rivedere il proprio operato, una porta metafisica per purificare l’anima chiedendo perdono per i propri errori e avvicinarsi spiritualmente all’Altissimo. Il sacro mese di Ramadan, in specifico, è il mese in cui il musulmano rinuncia ad appagare tutti i propri istinti, quali il mangiare, il bere, l’avere rapporti sessuali per ordine di Allàh. Questa astensione è di obbligo solo durante la presenza del sole nel cielo (sia che esso si veda che non), mentre cessa questo obbligo nelle ore notturne. I benefici di questo mese, per il musulmano, si traducono in benefici salutari - individuali, spirituali, sociali, mondani e ultraterreni.
L’uomo durante l’anno e nel suo continuo ed interrotto nutrirsi accumula una serie di residui maligni nell’intestino che non riescono ad essere smaltiti in quanto il nostro intestino è chiamato in continuazione a lavorare senza metterlo quasi mai nella condizione di riposo. Il digiuno dal mangiare e dal bere permette all’intestino di smaltire questi residui e di risposare. I medici, infatti, concordano e prescrivono per molti malori gastrointestinali e anche di portata più generale il digiuno. A livello spirituale il mese sacro vuole essere invece una scuola, come la chiamò un intellettuale arabo, la scuola dei trenta giorni. Questa scuola vuole educare lo spirito a perdere del suo lato materialista abituato ad appagare in continuazione tutti i propri istinti, e quindi ad allontanarla dalla malattia che vede la materia sopraffare il sentimento. Lo spirito si educa in questo mese anche alla pazienza, alla perseveranza e all’autocontrollo, permettendo così a molti di allontanarsi dai vari vizzi implicanti dipendenze materiali. Inoltre il musulmano benestante, attraverso la sua astensione dal mangiare e dal bere, valorizza nuovamente e in continuazione il dono del cibo che, normalmente nella vita quotidiana, si è esposti a dimenticarne il grande valore che il Creatore gli ha dato, trascurando così coloro che ne soffrono. Il credente musulmano, qualsiasi sia la sua classe sociale, è costretto a provare così la sofferenza del povero nel non poter mangiare e bere e questo lo porta a essere più comprensivo se non sensibile nel confronto del bisognoso.
Ricordando i problemi sociali il Profeta Muhammad (pbsl) ha ordinato ai giovani, in un hadith (detto profetico), di sposarsi giovani per chi ha il potenziale di mantenimento economico e fisico; mentre per color che non ne possiede invita a digiunare fino a che Allàh non li avrà dotati, informando che il digiuno è una prevenzione, una protezione, in quanto disciplina gl’istinti dell’uomo.
Quindi il mese di Ramadan aiuta a disciplinare lo spirito, il corpo e a guarire molte malattie individuali e sociali; oltre a questo per il credente musulmano il rispettare i suoi precetti comporta una ricompensa ultraterrena che Allàh ha promesso ai suoi credenti, dicendo in un hadith qudsi (cioè riportato dal Profeta e riferito ad Allàh): “Il digiuno è Mio, ed Io lo ricompenso, abbandonando l’uomo il proprio piacere ed il proprio mangiare e bere per Me. Il digiuno è protezione, e chi digiuna ha due piaceri: un piacere quando rompe il digiuno ed un piacere quando incontra il proprio Signore…”