mercoledì 27 febbraio 2008

Boicotta i Prodotti Danesi

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

E che la Pace e la Benedizione di Allàh siano sul Suo Profeta Muhammad, sulla sua Progenie, sui suoi Compgani e su tutti coloro che seguono dopo di lui la sua Via fino al Giorno Ultimo.

LISTA PRODOTTI DANESI DA BOICOTTARE





Alimentari:

Arla Foods è la seconda compagnia più grande d'Europa ed è l'esportatore pricipale danese verso l'Arabia Sadita. Esportazioni che ammontano a 328 milioni di dollari di ogni marca ogni anno.

Danish Crown (meat)
Emborg
Beautiful Denmark (Butter Cookies)
Famous Dane (Butter Cookies)
Danish Bacon
Thor Fish
Danisco Food

Dolcie e Dolciumi:
Toms (chocolate)
Haribo -->LAgermann
Galle & Jessen
Ingeborgs Chocolate

Bibite:
Aalborg Aquavit (snaps)
Gevalia (Coffees, Teas)
Danish Distillers (Swedish Company some products produced in Denmark)


Medicine:
Novo

Audio Equipment/Home Theater (Theatre for those across the Pond):
Audio Vector
B&O (Bang & Olufsen)
Cilo
Dali
DynAudio
Eltax Jamo
Tangent
Vifa

Vestiario:
H2O
Hummel
Per Reumert
Munthe plus Simonsen
Bruuns Bazaar
IC Companies
In Wear
Matinique
Noa Noa
Sand

Scarpe:
Ecco (USA Site)
Jaco
Dansko

Software:
EarMaster (for musicians)

Giocattoli:
Brio (oops Swedish will remove this weekend)
Lego (toys)

Attrezzi:
Fritz Hansen

Danish Design:
B & G Porcelain
Georg Jensen
HTH- kitchen
Morsoe (Fireplaces)
Lindberg (Glasses)
PH-lamps Pipes
Raadvad (knives etc.)
Royal Copenhagen
Royal Danish Porcelain
Skagen (Watches)
Stelton
Trip Trap
Vesta (Windmills)

Altro:
Danish Yarn
Nexo Fireplaces
Nilfisk Vacuum Cleaners (USA site since I do not speak Danish)
Watco Danish Furniture Oil
Leitech (USA Site) Special "thread gage" used in quality control in the following areas of manufacturing; automotive, aerospace, medical, hydraulics, small and large engine manufacture.
Leitech (Danish Site)
Grund Foss ( Pump solution maker)
Dan Foss ( Valve manufacture )
GN ( Hearing aid, headsets and mobil headsets )
X-Yachts

Tuborg Beer (solo a titolo informativo)
Carlsberg Beer (solo a titolo informativo)

Sigarette: solo a titolo informativo
Prince (Do not start smoking because of this fire!)

martedì 26 febbraio 2008

Terre e Vite Rubate

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo


Giacché la Terra non è niente in confronto alla dignità
e alla vita persa e in continua perdita...

domenica 24 febbraio 2008

COSTITUZIONE MEDINESE

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

1- Questo è un documento da Muhammad il Profeta (la pace e le benedizioni siano su di lui), che governa le relazioni tra i credenti musulmani di Quraish e Yathrib e coloro che li seguirono e lavorarono duramente con loro. Essi formano una sola nazione – ummah.

2- I Quraish emigranti continueranno a pagare il prezzo del sangue, secondo le loro attuali consuetudini.

3- In caso di guerra con chiunque, rilasceranno i loro prigionieri con gentilezza e giustizia comuni fra i credenti (non in accordo alle nazioni pre-islamiche dove i ricchi e i poveri venivano trattati in modi differenti).

4- I Bani Awf (tribù ebrea, ndt) stabiliranno il prezzo del sangue, fra di loro, in accordo alle loro attuali usanze.

5- In caso di guerra con chiunque, tutte le parti non musulmane rilasceranno i loro prigionieri con gentilezza e giustizia in accordo alle pratiche fra i credenti e non in accordo alle nozioni pre-islamiche.

6- I Bani Saida, i Bani Harith, i Bani Jusham e i Bani Najjar saranno governati sulla linea di cui sopra (sui principi di cui sopra).

7- I Bani Amr, i Bani Awf, i Bani Al Nabeet, e i Bani Al Aws saranno governati nella stessa maniera.

8- I credenti non mancheranno di riscattare i loro prigionieri che pagheranno il prezzo del sangue in loro favore. Pagare il prezzo del sangue sarà una responsabilità comune della ummah e non della famiglia dei prigionieri.

9- Il credente non prenderà lo schiavo liberato di un altro credente come suo alleato contro la volontà degli altri credenti.

10- I credenti, che temono Allah, si opporranno ai ribelli e a coloro che incoraggiano l'ingiustizia o il peccato, o l'ostilità o la corruzione fra i credenti.

11- Se qualcuno si renderà colpevole di uno qualsiasi fra questi atti, tutti i credenti si opporranno a lui perfino se egli fosse il figlio di qualcuno di loro.

12- Un credente non ucciderà un altro credente per la salvezza di un non credente (anche se il non credente è un suo parente stretto).

13- Nessun credente aiuterà un non credente contro un credente.

14- La protezione (quando è data) in Nome di Allah sarà comune. I più deboli fra i credenti potrebbero dare protezione (nel Nome di Allah) e sarà vincolante su tutti i credenti.

15- I credenti sono tutti amici l’uno con l’altro ad esclusione di tutti gli altri.

16- Quegli Ebrei che seguono i credenti saranno aiutati e trattati con equità (equità sociale, legale ed economica è promessa a tutti i cittadini leali dello stato).

17- Nessun Ebreo verrà offeso per il fatto di essere Ebreo.

18- I nemici degli Ebrei che ci seguono non verranno aiutati.

19- La pace dei credenti (dello stato di Medina) non può essere divisa (è o pace o guerra per tutti. Non può essere che una parte della popolazione sia in guerra con gli stranieri e l’altra parte in stato di pace).

20- Nessuna pace disgiunta sarà fatta da nessuno a Medina quando i credenti stanno combattendo per la causa di Allah.

21- Le condizioni della pace e della guerra e gli agi o le sofferenze che ne conseguono devono essere eque e giuste per tutti i cittadini allo stesso modo.

22- Quando si va fuori per una spedizione un cavaliere deve prendere con sè un suo compagno membro dell’esercito - condividere il suo mezzo di trasporto.

23- I credenti devono vendicare il sangue di un altro quando combattono sulla via di Allah (questa clausola era per ricordare a coloro in fronte a cui ci poteva essere meno durezza nella lotta che la causa di Allah era comune a tutti. Questo significava anche che anche se ogni battaglia sembrava essere un’ entità separata dalle altre, era in effetti parte della guerra, che colpiva indifferentemente tutti i musulmani).

24- I credenti (perché temono Allah) sono migliori nel mostrare fermezza, e come risultato ottengono guida da Allah a questo riguardo. Anche gli altri devono aspirare a raggiungere questo livello di fermezza.

25- A nessun non credente sarà permesso di prendere la proprietà dei Quraish (il nemico) sotto la sua tutela. La proprietà del nemico deve essere consegnata allo Stato.

26- Nessun non credente interverrà in favore di un Quraish (perché i Quraish, avendo dichiarato guerra, sono il nemico).

27- Se un non credente uccide un credente, senza un valido motivo, verrà in cambio ucciso, a meno che la famiglia più prossima sia soddisfatta (dato che potrebbe creare problemi di legge ed ordine ed indebolire la difesa dello stato). Tutti i credenti devono essere contro chi si comporta in una simile maniera errata. A nessun credente sarà permesso di proteggere un uomo di quel tipo.

28- Quando differite su qualcosa (riguardo a questo documento) la questione deve essere indirizzata ad Allah ed a Muhammad (pace e benedizioni su di lui).

29- Gli Ebrei contribuiranno alla guerra quando lotteranno a fianco dei credenti.

30- Gli Ebrei dei Bani Awf verranno trattati come un’unica comunità con i credenti. Gli Ebrei hanno la loro religione. Ciò verrà applicato anche ai loro schiavi liberati. L’eccezione saranno coloro che agiscono ingiustamente o peccaminosamente. Agendo in tal modo, essi fanno torto a sé stessi e alle loro famiglie.

31- Lo stesso si applica agli Ebrei dei Bani Al-Najjar, dei Bani Al Harith, dei Bani Saida, dei Bani Jusham, dei Bani Al Aws, dei Thaalba, dei Jaffna (un clan dei Bani Thaalba) e ai Bani Al Shutayba.

32- La lealtà dona protezione contro il tradimento (le persone leali sono protette dai loro amici contro il tradimento. Finchè una persona rimane leale allo Stato, è improbabile che soccomba all’ idea di essere un traditore. Egli protegge sé stesso dalla debolezza).

33- Agli schiavi liberati dei Thaalba verrà concessa la stessa posizione dei Thaalba. Questa posizione è per chiarezza nei rapporti e piena giustizia come per una giusta ed equa responsabilità per il servizio militare.

34- Coloro che sono alleati degli Ebrei riceveranno lo stesso trattamento degli Ebrei.

35- Nessuno (nessuna delle tribù che fanno parte del Patto) dovrà andare in guerra tranne che con il permesso di Muhammad (pace e benedizioni su di lui). Se una qualsiasi ingiustizia è stata commessa ad una qualunque persona o gruppo, potrà essere vendicata.

36- Chiunque uccida un altro senza preavviso (senza giusta causa) conduce sé stesso alla morte e a quella della sua famiglia, a meno che l’omicidio non sia avvenuto a causa di un torto che gli è stato fatto.

37- Gli Ebrei devono accollarsi le loro spese e i musulmani le loro.

38- Se qualcuno attacca qualcun’altro che fa parte di questo Patto, l'altra parte deve andare in suo aiuto.

39- Loro (le parti di questo Patto) devono cercare reciprocamente consigli e consultarsi.

40- La lealtà fornisce protezione contro il tradimento. Coloro che evitano la consultazione reciproca, fanno ciò a causa di mancanza di sincerità e di lealtà.

41- Un uomo non sarà ritenuto responsabile dei crimini del suo alleato.

42- Qualsiasi (ogni individuo o gruppo) sia in errore deve essere aiutato.

43- Gli Ebrei devono pagare (per la guerra) con i musulmani (questa clausola appare essere per occasioni in cui gli Ebrei non prendono parte alla guerra. La clausola n. 37 si occupa delle occasioni in cui essi vi prendono parte).

44- Yatrib sarà un Luogo Sacro per le genti di questo Patto.

45- Uno straniero (individuo) al quale è stata data protezione (da parte di chiunque appartenga a questo Patto) verrà trattato come un suo ospite (che gli ha dato protezione) fino a che (egli) non compia un danno o commetta un crimine. Coloro a cui è stata data protezione ma indulgono in attività contro lo Stato, saranno soggetti a punizioni.

46- Una donna verrà protetta solo con il consenso della sua famiglia (del suo tutore-una buona precauzione per evitare conflitti intertribali).

47- In caso di qualsiasi disputa o controversia che possa arrecare problemi, la questione deve essere riferita ad Allah ed a Muhammad (che Allah lo benedica e gli dia pace), il Profeta (che Allah lo benedica e gli dia pace) di Allah accetterà qualsiasi parte di questo documento, che è per (portare) compassione e bontà.

48- Ai Quraish ed ai loro alleati non verrà data protezione.

49- Le parti di questo patto sono legate fra loro, sono obbligate ad aiutarsi l'una con l'altra in caso di attacco su Yatrib.

50- Se loro (le parti che fanno parte del patto costituite da non musulmani) vengono chiamate per fare e mantenere la pace (all’interno dello Stato), devono farlo. Se una simile richiesta (di fare e mantenere la pace) è fatta ai musulmani, ciò deve essere fatto, tranne quando i musulmani sono impegnati in un combattimento sulla Via di Allah (in modo che nessun alleato segreto del nemico possa aiutare il nemico richiedendo ai musulmani di mettere fine alle ostilità sulla base di questa clausola).

51- Ognuno (individuo) avrà la sua parte (di trattamento) a seconda del gruppo al quale appartiene. Gli individui potranno beneficiare o soffrire per le buone o cattive azioni del gruppo al quale appartengono. Senza una regola simile, affiliazioni dei gruppi e disciplina non potrebbero essere mantenuti.

52- Gli Ebrei di Al Aws, inclusi i loro liberti (schiavi liberati, ndt), hanno la stessa posizione, come le altre parti del patto, fino a che rimarranno leali al patto. La lealtà è protezione contro il tradimento.

53- Chiunque agisca lealmente o in altro modo, lo fa per il proprio bene (o a proprio discapito).

54- Allah approva questo documento.

55- Questo documento non proteggerà (non sarà impiegato per proteggere) chi è ingiusto o commette un crimine (contro le altre parti del patto).

56- Se un individuo esce per combattere (in accordo con i termini di questo patto) o rimane nella sua casa, sarà salvo a meno che non abbia commesso un crimine o sia un peccatore (nessuno verrà punito per le sue capacità individuali per non essere andato fuori a combattere in accordo con i termini di questo patto).

57- Allah è il Protettore delle buone persone e di coloro che temono Allah, e Muhammad (che Allah lo benedica e gli dia pace) è il Messaggero di Allah (lui garantisce protezione per coloro che sono buoni e temono Allah).


TRADUZIONE TRATTA DA:
http://islamic-world.net/islamic-state/macharter.htm
Convoglio Italiano - Dar Al-Tarjama
tradotto dalla sorella Aisha e corretto dalla sorella Hanna

venerdì 22 febbraio 2008

Una Barzelletta

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

La più divertente barzelletta
nel mondo della politica


Si racconta che George Bush abbia invitato a pranzo Tony Blair… e
dopo pranzo … uscirono per la conferenza stampa …!!

Un giornalista li chiese: 'quale importante decisione avete concordato in questo vostro incontro?'

Disse il presidente Bush:
'abbiamo deciso di uccidere 20 milioni di musulmani e un dentista!!'

Fermati qui fratello ….
Qual è la domanda che ti sta passando adesso per la mente??














Torniamo alla barzelletta… poi …

Ovviamente i giornalisti rimasero sorpresi, si guardarono vicendevolmente curiosi di sapere: Perché un dentista solo ….?

Allora disse un giornalista al presidente Bush: 'e perché un solo dentista?'
Bush sorrise … e avvicinandosi alle orecchie di Tony Blair confida:
non ti avevo forse detto che nessuno si sarebbe preoccupato dei 20 milioni musulmani??

La barzelletta è finita … avete riso???

Mi vergogno di me stesso in questo momento ..
perché mentre leggevo la barzelletta mi sono chiesto: ma perché un solo dentista??

Con tutta sincerità: cosa avete pensato mentre leggevate questa barzelletta?
Cosa avete pensato proprio nel momento in cui Bush diceva:
'abbiamo deciso di uccidere 20 milioni di musulmani e un dentista??'

Non avete forse pensato: e perché un solo dentista?

Ci siamo preoccupati perché un solo dentista dimenticando e tralasciando i 20 milioni di musulmani!!

E questa è la situazione di molte persone di noi!!
E questa è la loro maledetta politica: occuparci e preoccuparci di stupidaggini!!!

martedì 19 febbraio 2008

Tessera P2 Numero 2095: R. Picchioni


Chi è il presidente
della Fiera del Libro di Torino


Rolando Picchioni (nato a Como il 21 maggio 1936) è un uomo politico italiano, attualmente presidente della Fondazione per il libro, la musica e la cultura, che gestisce la parte culturale della Fiera internazionale del libro di Torino e altre iniziative.


Biografia
Laureato in Lingue e letterature straniere all'Università di Torino, dal 1970 al 1975 è stato assessore alla Provincia di Torino e dal 1972 al 1975 anche presidente del Teatro Stabile di Torino.

Deputato nelle file della Democrazia Cristiana dal 1972 al 1983, è stato sottosegretario ai beni culturali dal 1979 al 1981, nei governi Cossiga I e II e nel governo Forlani.

Nel 1990 è stato eletto nel Consiglio regionale del Piemonte, dove ha ricoperto l'incarico di capogruppo della DC.

Coinvolto nel cosiddetto scandalo petroli, ma assolto.

È stato membro della loggia massonica P2 con la tessera numero 2095.

Nel 1995 è stato rieletto nelle file del CDU, ed è successivamente divenuto Presidente del Consiglio regionale del Piemonte (1995-98).

In seguito è entrato nel Partito Popolare Italiano, poi nell'Udeur e quindi nella Margherita.

È tra gli organizzatori della Fiera Internazionale del Libro di Torino, prima in veste di segretario generale della Fondazione per il libro, la musica e la cultura (dal 1999), e poi di presidente (dal 2005).


ON ROLANDO PICCHIONI TORINO ATTIVO 808


Cercato dentro questo sito il suo nome: http://www.loggiap2.com/membri_p2.htm

Articolo: Forum Per la Palestina

Tariq Ramadan sulla Fiera del Libro

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

lundi 4 février 2008, par Tariq Ramadan
Version à imprimer

A proposito dell’appello al boicottaggio


E’ sempre molto difficile elaborare una posizione critica su una questione relativa ad Israele, senza vedere i propri discorsi mal interpretati, deformati e spesso traditi. Un’accesa polemica è scoppiata oggi in Italia a proposito della Fiera del Libro di Torino (si sente di tutto e di più) ed ecco che Pierre Assouline dà un resoconto dei fatti nel suo blog (monde.fr) in modo tendenzioso, deformando scientemente, assolutamente e semplicemente i termini del dibattito.

Ricordiamo i fatti. La Fiera del libro di Torino aveva in prima battuta designato l’Egitto come invitato d’onore, poi si è cambiata opinione e scelto di celebrare Israele, poiché quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario della creazione di questo Stato. Da ciò è nato un movimento, avviato da partiti politici, personalità e associazioni che militano per i diritti dei palestinesi, che chiede di cambiare l’invitato d’onore della Fiera, poiché, ai loro occhi, è indecente celebrare uno Stato – facendone un « invitato d’onore » - quando il suo governo non rispetta minimamente i diritti umani e umilia quotidianamente il popolo palestinese. Davanti al rifiuto dei responsabili della Fiera di Torino, il movimento ha invitato gli scrittori e il pubblico a boicottarla. Intervistato da una primaria agenzia di stampa italiana su questo « appello al boicottaggio », ho chiaramente sostenuto che non era normale, né umanamente accettabile, celebrare Israele dal momento che siamo a conoscenza della politica che conduce questo Stato e il suo governo nei territori occupati e devastati.

Si è trattato, quindi chiaramente, della questione di criticare la scelta dell’ « Invitato d’onore » e non di impedire agli autori israeliani di esprimersi o anche di dibattere con loro ! La propaganda menzognera si è allora messa in marcia : si tratta di una iniziativa antisemita ! Un rifiuto della libertà di espressione ! O ancora, come scritto da Pierre Assouline, « un boicottaggio degli scrittori israeliani » attribuendomi poi una citazione totalmente inventata. Avrei secondo lui « risposto a La Repubblica :”E’ chiaro che non possiamo approvare nulla di ciò che viene da Israele” » Prima di tutto io non ho mai parlato a qualcuno del quotidiano La Repubblica e non ho mai pronunciato discorsi di tale fatta !!! Ho, invece, detto e ripetuto che tutte le donne e gli uomini di coscienza – e ciò non riguarda solo Palestinesi o Arabi - dovevano, secondo me, boicottare la Fiera (come il Salone di Parigi d’altra parte) di cui l’invitato d’onore è un Paese che non rispetta il diritto e la dignità dei popoli. Ho precisato che il nostro rifiuto di associarci al silenzio complice della scena internazionale era il solo, vero modo di fare cessare la violenza nel Medio-Oriente !

Non è strano, forse, vedere i difensori ciechi della politica israeliana deformare i discorsi, mentire e affermare che una tale posizione è assimilabile all’antisemitismo o al diniego del diritto di parola degli autori israeliani !? Ma chi ha mai parlato di quello ! Rifiutare di « celebrare » Israele e la sua politica di oppressione non ha niente a che vedere con l’antisemitismo o il diniego della libertà di espressione. Dovremmo ascoltare la voce del poeta israeliano Aaron Shabtaï che ha dichiarato di voler boicottare a titolo personale « sia la Fiera del Libro di Torino, che il Salon du Livre di Parigi, non unendosi alla delegazione del suo Paese ». Egli precisa : ”Non penso che uno Stato che mantiene un’occupazione, commettendo quotidianamente crimini contro i civili, meriti di essere invitato a un qualunque evento culturale. Questo è anti-culturale ; è un atto barbaro cinicamente camuffato da cultura. Ciò manifesta un sostegno a Israele, e forse anche alla Francia, che appoggia l’occupazione. Ed io non intendo parteciparvi.”

Si dirà certo che Aaron Shabtaï è affetto dall’ odio per se stesso e questo fa sì che si unisca al partito degli « antisemiti » della terra… Conosciamo già il ritornello. Invece, forse si tratta di semplice buon senso… il silenzio della comunità internazionale davanti al modo di trattare i Palestinesi è già sufficientemente vergognoso, perché non si debba aggiungere l’offesa all’indegnità. Una coscienza umana con un minimo di valori, di principi e di dignità, non può associarsi a questo tributo d’onore ad uno Stato le cui prassi politiche e militari sono un insulto alle nostre coscienze e al nostro onore.

lunedì 18 febbraio 2008

Fermiamo dei Finanziamenti a Israele

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

A FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE!
BOICOTTIAMO LE ECONOMIE IMPERIALISTE!

A cura del Comitato a sostegno della resistenza del popolo palestinese – Versilia- (fotoc.in proprio, 30.12.2007)


IN PRIMIS LA FIERA DEL LIBRO
DI TORINO 2008

FIAT
anche i mezzi della FIAT vengono utilizzati per distruggere; è nota la foto che ritrae un mezzo FIAT-Hitachi che demolisce un cortile per la ricreazione, con degli spogliatoi ed un teatro per bambini costruiti nell’area di Qalqilya

CATERPILLAR
fornisce alle forze armate israeliane bulldozer blindati ed equipaggiamenti per demolire le case palestinesi e sradicare gli alberi. Con il suo logo CAT, anche linea di abbigliamento (scarpe, maglioni, berretti, t-shirt, ecc.) e di giocattoli (riproduzioni in scala dei suoi bulldozer)

ALENIA
(industrie militari)

TELECOM
uno dei principali partner commerciali italiani di Israele, nella consapevolezza che le tecnologie di questa azienda ed il suo apporto economico sono direttamente connessi anche ad impieghi militari

OCEAN
(elettrodomestici)

NESTLE'
(n° 1 nell'uccisione dei neonati) Come ripetutamente segnalato dall'UNICEF la Nestlè viola il codice internazionale redatto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla stessa UNICEF, che proibisce la promozione dell'uso di latte in polvere per l'alimentazione dei neonati.

NESCAFE’, NESQUIK, CIOCCOBALOCCO, GALAK, ORZORO, MALTO, KNEIPP, KIT KAT, GALAK, LION, CRUNCH, SMARTIES, AFTER EIGHT, QUALITY STREET, TOFFEE, POLO, Dolci di sesamo in barra da 100 grammi, KOSHER Produced by Achva, Pretzels della Beigel & Beigel bakery ( le ciambelline salate, biscotti saporiti e crackers ), Dorè, Cheerios ( biscotti ), PERUGINA (Cacao, Le Ore Liete, Baci Perugina), MOTTA, ALEMAGNA, ANTICA GELATERIA DEL CORSO ( gelati )

BUITONI, PEZZULLO, CURTIRISO, BELLA NAPOLI ( pasta )

SURGELA, MARE FRESCO, VALLE DEGLI ORTI, ZIO ELIO, KIBBUTZ EILON (surgelati )

BERNI, CONDIPASTA, CONDIRISO ( condimenti )

AGRUMI JAFFA ( i pompelmi sono uno dei prodotti israeliani più diffusi in Italia ) CARMEL ( pompelmi, avocados, legumi, vini, cognac succhi di frutta ) -

ARACHIDI GIGANTI DI ISRAELE MISTER NUT e LIFE HALVA
VERA,S. BERNARDO, S. ANTONIO, S. PELLEGRINO, PERRIER, CLAUDIA, PANNA, PEJO, LEVISSIMA, LORA, RECOARO
( acqua )

ONE-O-ONE, CHINO’, Aranciata S. PELLEGRINO, Acqua Brillante RECOARO, BELTE’, GINGERINO, NESTEA, NESTE’, SANBITTER, COCA COLA, FANTA, SPRITE, Schweppes Diger Seltz , Barkan Wine Cellars Ltd (vini venduti con l'etichetta Reserved, Barkan e Village) ( bevande )

LOCATELLI (Pizzaiola), FIORELLO, FRUTTOLO, FORMAGGINO MIO, DANONE ( formaggi,latticini )

VISMARA, KING ( salumi )

SASSO ( olio ) - MAGGI ( brodo )

FRISKIES, BUFFET (cibo per animali )

HELENA RUBINSTAIN, ESTEE LAUDER, L'OREAL, LANCOME, GIORGIO ARMANI, VICHY, CACHAREL, LA ROCHE- POSAY, AHAVA, GARNIER, BIOTHERM, RALPH LAUREN PERFUMES, CRISTALLI DI SALI DA BAGNO DEL MAR MORTO, AMBI PUR, AIR FRESHENERS (cosmetici e deodoranti casa )

DIM, PLAYTEX, TIMBERLAND, BASSETTI, WONDERBRA, INTIMATE APPAREL, LOVABLE, GIORGIO ARMANI, NIKE, SARA LEE ( abbigliamento )

LUXOTTICA ( occhiali )

UNICREDITO (banche)

GENERALI ( assicurazioni e finanza )

NOKIA ( cellulari )

Aziende affiliate:


MARK&SPENCER - CARREFOUR - LA RINASCENTE - MC DONALD’S - CALVIN KLEIN
BANANA REPUBLIC – GAP - VICTORIA'SECRET – STRUCTURE - AUCHAN - J-CREW - J.C.PENNY



Comitato a sostegno della resistenza del popolo palestinese – Viareggio (LU)- gennaio 2008

Il Poeta Aharon Shabtai: Boicotto Israele

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Il Manifesto intervista Aharon Shabtai

Michelangelo Cocco
per il Manifesto -
5 Febbraio 2005


Per le sue traduzioni dei Tragici, dal greco classico all'ebraico moderno, gli fu attribuito nel 1993 il Premio del primo ministro israeliano. Era il periodo del processo di pace di Oslo e Aharon Shabtai credeva che il governo fosse intenzionato a fare la pace con i palestinesi. Accettò l'ambìto riconoscimento. Qualche settimana fa invece il poeta, uno dei più famosi nello Stato ebraico, ha declinato l'invito rivoltogli a partecipare al Salone del libro di Parigi. Nato nel 1939 a Tel Aviv, autore di una ventina di raccolte di poesie e conosciuto all'estero soprattutto per «J'accuse» - in cui si scaglia contro il governo e la società del suo paese - è uno dei più radicali nella pattuglia di intellettuali «dissidenti». Secondo Shabtai, che ha risposto al telefono alle domande del manifesto, lo Stato ebraico sarebbe in preda a una deriva di destra che potrebbe essere arginata solo da un intervento dell'Europa, il Continente dei Lumi che dovrebbe aiutare «l'apartheid israeliana» a compiere una svolta come quella impressa al Sudafrica dall'ex presidente De Klerk.

Aharon Shabtai, perché ha rifiutato l'invito di Parigi a partecipare al Salone del libro?
Perché ritengo che si tratti di un'occasione di propaganda, in cui Israele si metterà in mostra come uno Stato con una cultura, dei poeti, ma nascondendo che in questo momento sta compiendo dei terribili crimini contro l'umanità. Lo stesso presidente Shimon Peres, responsabile del massacro di dieci anni fa a Kfar Kana (in Libano), parteciperà. Per me sarebbe stato impossibile andare a leggere i miei testi a Parigi.

Qual è l'immagine dell'altro - del palestinese - riflessa dalla letteratura israeliana?
Nel sionismo - uno dei frutti del nazionalismo dell'800 - c'erano elementi positivi: l'idea che gli ebrei, reduci dalle persecuzioni in Europa, venissero qui in Israele acquistando libertà e indipendenza. Ma ora ci siamo trasformati in uno stato coloniale, con i giornali che fanno propaganda razzista contro gli arabi e i musulmani. Siamo un popolo avvelenato da questa propaganda. La maggior parte della letteratura «mainstream» è completamente egocentrica: non è interessata all'altro, rappresenta la vita della borghesia e si occupa di problemi psicologici. La nostra letteratura non ha a cuore i problemi morali cruciali di questo momento storico. Si configura soprattutto come intrattenimento borghese. In questo contesto la maggior parte degli scrittori si dichiara in termini generali «per la pace», ma quando c'è da prendere una decisione per fare qualcosa di «aggressivo» si schiera col governo, come durante l'ultima guerra in Libano, quando Yehoshua, Grossman e Oz hanno scritto sui giornali che si trattava di un conflitto giusto. All'estero dipingono l'immagine di un Israele liberale, ma sono parte integrante del sistema.

Ma il governo israeliano è ufficialmente impegnato in colloqui di pace con l'Autorità nazionale palestinese e ammette l'urgenza di dare ai palestinesi uno stato, anche se solo in una parte del 22% della Palestina storica.
Il problema non è lo Stato, ma la terra. Qui i giornali ne parlano apertamente, ogni giorno, molto più che in Italia e in Europa: gli insediamenti, la confisca di territorio, il controllo dell'acqua da parte delle autorità israeliane aumentano di giorno in giorno. Questi sono i fatti, molto diversi dalla propaganda utilizzata dal governo: i palestinesi non hanno più un territorio.

Che significato ha per lei il 60° anniversario della fondazione dello Stato ebraico?
Dopo sessanta anni ci troviamo di fronte a un bivio: o continuare a essere uno stato coloniale e proseguire con la guerra, mettendo seriamente in pericolo il futuro d'Israele perché - non dobbiamo dimenticarlo - viviamo in Medio Oriente, non in California. L'alternativa è fare come (l'ex presidente sudafricano) De Klerk: invertire la rotta e provare a dare ai palestinesi pieni diritti sulla loro terra, cercando di creare un uovo sistema di pace. Altrimenti non sopravvivremo né da un punto di vista morale, né come stato, perché la guerra si espanderà a tutto il Medio Oriente.

Alcuni gruppi della sinistra italiana sono pronti a boicottare la Fiera del libro di Torino, mentre la sinistra istituzionale si oppone perché, sostiene, il boicottaggio va contro i principi stessi della cultura, provoca reazioni negative e gli intellettuali non sono responsabili delle azioni dei loro governi.
Quello che affermano è assurdo: durante il periodo hitleriano o durante l'apartheid intellettuali come Brecht e tanti altri si univano per combattere il fascismo e il segregazionismo. Gli intellettuali, assieme alle organizzazioni di base, contribuirono alla fine dell'apartheid. Gli intellettuali - che devono essere liberi - dovrebbero partecipare al boicottaggio. Un aiuto dall'Europa, che boicotti Israele non in quanto tale, ma in quanto establishment politico militare che sostiene l'occupazione, è l'unica possibilità di salvare i palestinesi e noi, gli ebrei d'Israele.

Da dieci anni, dal tramonto del movimento pacifista, siete fermi a un migliaio di «dissidenti» che manifestano contro la guerra. Perché non riuscite a raggiungere un'audience più ampia?
Perché in Israele tutte le televisioni e tutti i giornali educano la gente al nazionalismo, con un lavaggio del cervello quotidiano. Ora sono seduto, qui nel mio appartamento, e posso sentire distintamente il mio vicino che sta dicendo: «Gli arabi non sono un popolo, sono barbari, avremmo dovuto colpirli con la bomba atomica». Quello che afferma l'ha imparato dai mass media, che creano panico e rabbia mentre i politici collaborano con l'establishment militare. Viviamo in una situazione orwelliana: ogni giorno la tv ripete quanto sia terribile vivere a Sderot, dove quasi nessuno viene ucciso. A due passi dalla cittadina israeliana c'è l'inferno di Gaza, che è diventata un ghetto.

Ma cosa possiamo augurarci in un futuro prossimo?
Io spero nell'aiuto degli europei, che i discendenti di Voltaire e Rousseau aiutino Israele, perché Israele non finirà l'occupazione fin quando l'Europa non gli dirà «basta», perché Israele dipende dall'Europa e dagli Stati Uniti. Solo una pressione da parte dei paesi civili e democratici può cambiare la situazione e riportarci la felicità. La situazione attuale - in cui a dettar legge è l'esercito - non può essere cambiata dall'interno. Per i valori di cui è portatrice, l'Europa non può continuare a collaborare con Israele. Io spero che in un anno o due l'Europa possa cambiare rotta.

Poesia di Aharon Shabtai


Cultura

Il segno di Caino non apparirà
sul soldato che spara
alla testa di un bambino
da una collina sopra il recinto
intorno a un campo profughi
poiché sotto l’ elmetto
parlando in termini concettuali
la sua testa è fatta di cartone.
D’altra parte,
l’ufficiale ha letto The Rebel 1,
la sua testa è illuminata,
per questo non crede
nel segno di Caino.
Ha passato il suo tempo nei musei
E quando punta
il fucile verso il bambino
come un ambasciatore di Cultura,
lui aggiorna e ricicla
le acqueforti di Goya
e Guernica.

sabato 16 febbraio 2008

L’Imam Ahmad ibnu Hanbal

In nome di Allàh il Misericordioso il Clementissimo

Il suo nome è Ahmad ben Muhammad ben Hanbal ben Hilal ben Asad Ashaibany, nato nell’anno egirico 164 a Baghdad dove crebbe. Quando morì suo padre, mentre era ancora in tenera età, sua madre si promise di dargli la conoscenza, pertanto lo mandò ad apprendere le scienze teologiche. Imparò il Sublime Corano, le scienze della lingua e appena giunse a compiere i suoi quindici anni cominciò lo studio del Hadith così da memorizzarlo. Giunto ai venti anni, intraprese i viaggi in cerca del sapere e che lo videro diretto verso la città irachena del Kufa, poi verso la Mecca, Medina, lo Yemen per poi ritornare a Baghdad dove era conosciuto come uno dei migliori allievi dell’Imam Asshafi’i.
L’Imam è stato allievo anche di altri illustri sceicchi dell’Iraq, come Ibrahim ben Sa’id, Sufiyan ben ‘Aina, Yahya ben Sai’id e Abu Dawud Attiyalsy. Dopo aver dimostrato la sua superiorità nei confronti dei suoi colleghi nell’imparare la Sunna , presto divenne un personaggio indipendente intellettualmente, dando così inizio ad una sua scuola. Fece una notevole ricerca di Hadith componendo una raccolta tanto da permettergli di essere un riferimento nella citazione dei Hadith stessi e lo portò a scrivere poi il suo libro Almusnad che conteneva la raccolta di quarantamila Hadith. Allàh l’Altissimo ha favorito questo illustre Imam con una capacità mnemonica per la quale la gente si meravigliava. Disse L’
Imam Asshafi’i: sono andato via da Baghdad e non ho lasciato in questa città nessuno che abbia una conoscenza della giurisprudenza e del sapere in generale o una persona più pia … di ben Hanbal.
Viene anche riferito di lui che era un uomo deciso, paziente, con una visione ideologica ben definita e chiara, pronto a portare le sue forti dimostrazioni.
Nell’anno egirico 212, ci fu un grande problema dottrinale che vide il governatore ‘Abbas prendere posizione con l’erroneo parere che trattava il Sublime Corano come una creatura di Allàh privandolo della qualità di Parola di Allàh. Imam Ahmad prese la posizione veritiera contro questo parere fuorviante dalla Retta Dottrina tanto da costargli, come a molti altri scienziati, la privazione di insegnare e di tenere sedute di sapere. Conseguentemente nel 218 venne torturato e imprigionato da parte del vice-governatore Ishaq ben Ibrahim Alkhaza’i.
Preso poi per portarlo alla residenza del governatore, che si trovava nella periferia Baghdad, arrivarono trovando il governatore morto e al suo posto vi era il fratello Almo’tasim e che prese le stesse posizioni del fratello che lo ha proceduto. Ordinò quindi di imprigionarlo nuovamente e di torturarlo frustandolo e così fecero. Ogni qualvolta, si dice, che veniva colpito cadeva svenuto per la forza con cui veniva colpito. La prigionia e la tortura proseguirono per ben ventotto mesi e quando lo videro che non cedeva dalle sue posizioni venne fatto rilasciare e tornò a poter insegnare.
Nell’anno 227 morì il governatore Almo’tasim e prese il suo posto Alwàthiq bi Allàh che a sua volta ordinò di vietare che l’Imam possa entrare in contatto con la gente, vietandogli nuovamente di insegnare per oltre cinque anni fino a che il governatore morì anch’egli nel 232. Nello stesso anno ricoprì questa carica Almutawachil che prese le giuste posizioni e fece abolire questa falsa convinzione che coinvolgeva il Sublime Corano. Diede all’Imam Ahmad il giusto grado e lo accolse dandogli il suo sostegno. L’Imam Ahmad morì nell’anno 241, anno egirico.

Dopo la morte dello sceicco Ibnu Hanbal non vi era alcuno scritto relativo alla sua scuola e fu l’unico Imam dei quattro (Imam Malik, Imam Asshafi’i, Imam Abu Hanifa) che non non scrisse nulla circa la sua scuola. Infatti a differenza dei tre Imam, che fecero scrivere o scrissero direttamente il loro pensiero in libri che giunsero poi fino a noi, sul pensiero dell’Imam Ahmad ci è stato tutto tramandato da scritti dei suoi allievi tra cui lo sceicco Muhammad ben Isma’il Albukhary (che scrisse Assahih), lo sceicco Abubakr Ahmad ben Muhammad Hani’ Albaghdady, conosciuto come Alathram (ed è il più famoso scrittore che raccolse sull’Imam Ahmad ibnu Hanbal nel libro Assunan fi Alfiqh). Altri furono Abubakr Ahmad ben Khalal con il suo libro Aljàmi’ e che contiene ciò che hanno riportato gli allievi dell’Imam.

Che Allàh gli usi Misericordia e Si compiaccia di lui

giovedì 14 febbraio 2008

L'Imam Malek ibnu Anas

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Il suo nome è Malek ben Anas ben ‘Amer Alasaaby, abu AbdAllah ed è stato chiamato l’Imam della Casa dell’Egira (ossia di Medina). È nato nell’anno egirico 93 a Medina. Era un uomo alto, robusto, occhi azzurri, barba lunga ed era conosciuto già da bambino per la sua buona educazione, la pacatezza, la notevole velocità mnemonica e di comprensione. È uno dei quattro Imam che hanno iniziato le rispettive quattro scuole giuridiche.
Visse la sua intera vita a Medina, città dove scese parte della rivelazione, dove sono state imposte le regole e le norme dello Stato Islamocratico e luogo dove si sono radunati tutti i Compagni del Profeta – che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria – e dopo di loro fu meta dei giuristi e degli scienziati. Si spostò una volta sola da questo luogo benedetto per andare a Mecca in osservanza del quinto pilastro dell’Islam: il pellegrinaggio.
Apprese un grande sapere dagli sceicchi di Medina e, all’età di diciassette anni, gli fu riconosciuto da questi la sua preparazione nella conoscenza dei hadith e della giurisprudenza; così da permettergli di cominciare già da subito ad insegnare. Disse lo stesso Imam, che Allàh si compiaccia di lui:”non mi sono seduto a fare fatwe finché settanta sceicchi mi attestarono che ne ero in grado”.
Lo sceicco Malek prese subito la qualità dell’Imam di Medina allorché tutti gli scienziati di Medina del suo tempo concordarono nella sua notevole devozione e conoscenza. Disse l’Imam Asshafi’i: Malek è una prova di Allàh sulla sua creatura. Disse Abderrahman ben Mahdi: non ho mai visto una persona più sapiente e saggia o più devota di Malek. Infine tutti gli Imam gli testimoniarono la sua qualità dicendo: nessuno puo’ fare fatwe fin tanto Malek è a Medina.
La sua fama raggiunse presto tutto l’Impero islamico sì da portare i studiosi a ‘migrare’ a Medina per poter apprendere da lui. Questo fatto portò alla conoscenza la sua scuola giuridica in diverse parti dell’Impero che, tramite i suoi allievi, si diffuse.
Disse Iben Ainiya: lo sceicco Malek non parlava con hadith che non fossero Sahih (autentici) e di cui fosse sicuro e penso che Medina cadrà in disgrazia dopo di lui (relativamente al sapere).Dai suoi scritti, l’Imam Malek, ha lasciato il Muwata’ sul quale ci spese quaranta anni per la sua stesura, è una raccolta di diecimila hadith e viene considerato come il suo capolavoro. Venne scritte in due diverse versioni, la prima è la versione di Muhammad ben Hasan Asshaibany che era compagno all’Imam Abu Hanifa mentre la seconda è la versione di Yahya ben Yahya Allaythi Alandalusy.
Un altro importantissimo libro che accompagna il Muwata’ è Almudawana ed è l’insieme dei pareri giuridici di questo illustre Imam.
Riferito da Abu Huraira, che Allàh si compiaccia di lui disse: disse l’Apostolo di Allàh – che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria: la gente uscirà con i suoi cammelli, quasi a far scoppiare il loro fegato [per i lunghi viaggi], in cerca di sapere e non troveranno nessuno più sapiente dello scienziato di Medina. E venne riferito di Ibn Aina che venne chiesto:” chi è lo scienziato di Medina?” Rispose – che Allàh lo Benedica e lo abbia in Gloria: “è Malek ibnu Anas” (riportato dal’Imam Atthirmidy nei sunan).
L’illustre Principe dei credenti Harun Arrashid chiese che gli venga portato l’Imam Malek per poter sentire le sue lezioni, ma la risposta dell’Imam è stata: “il sapere non si porta ma si va cercadolo”.
Non mancò dal subire attacchi da parte di alcuni governanti ai quali non piacevano alcuni suoi pareri. Questo arrivò al punto tale da potare Ja’far ben Sulaiman a colpirlo ripetutamente e violentemente sul braccio fin a slogarlo.

Disse Ismail ben Abi Uwais: Malek si ammalò e morì, sicché ho chiesto a dei vicini a lui cosa disse prima di morire, dissero fece le due testimonianze di fede (ashhadu allaa ilaha illa Allàh wa anna Muhammadan rasulu Allàh - testimonio che non c’è alcun dio all’infuori di Allàh e Muhammad è il Suo Profeta e Messagero) e poi disse:” appartiene ad Allah il destino del passato e del futuro” [XXX:4]. Morì il mattino del 14 del mese islamico di Rabi’ alAwal dell’anno 179 e pregò sulla sua salma il Principe AbdAllah ben Muhammad ben Ibrahim ben Muhammad ben Ali ben AbdAllah ben Abbas Alhashimy.

che Allàh gli usi Misericordia e si compiaccia di lui

lunedì 11 febbraio 2008

Rassegna Stampa - Attacco alla Moschea di Battipaglia

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo
Gli articoli sono tratti dal quotidiano “Il Mattino” edizione di Salerno del 2-2-2008

02/02/2008

L’attentato è avvenuto poco prima dell’inizio della preghiera. L’imam: avverto intolleranza

Bomba carta contro la moschea

L’ordigno esplode nella struttura di Battipaglia. Ferito al volto un giovane


Bomba carta nella moschea: è accaduto a Battipaglia in via Ripa dove la forte deflagrazione ha
mandato in frantumi il pavimento e l'intonaco di una parete. Due fedeli sono stati colpiti dalla schegge dell'ordigno, uno ha rischiato di perdere la vista, l’altro è solo rimasto assordato per lo scoppio.
L’esplosione è avvenuta alle 18,30: duee giovani a quanto sembra avrebbero gettato l'ordigno nella moschea approfittando della porta di ingresso aperta. Difficile stabilire per il momento se si è trattato di un attentato o di una bravata. I due feriti sono subito stati soccorsi e le forze dell'ordine hanno avviato immediatamente le indagini. Gli investigatori hanno ascoltato i feriti per ricostruire l'accaduto. Molti abitanti di via Ripa dopo l'esplosione si sono precipitati in strada per rendersi conto di quanto accaduto.
L'ordigno forse solo per pura coincidenza è stato fatto esplodere pochi minuti prima dall'inizio delle preghiere e nella mosche non c'era quasi nessuno. Due anni fa si era già verificato un altro episodio simile. Anche in quell'occasione fu lanciato materiale esplosivo, una bottiglia molotov, contro la moschea. PANARO A PAG. 45

02/02/2008


Bomba carta in moschea ferito al volto un ragazzo


PAOLO GIOVANNI PANARO Battipaglia. Bomba carta scoppia nella moschea. La forte deflagrazione ha mandato in frantumi il pavimento e l'intonaco di una parete. Due musulmani sono stati colpiti dalla schegge dell'ordigno. Uno dei malcapitati Habdel Karim, 22enne, ha rischiato la vista ed è stato ferito allo zigomo e fortunatamente ora è fuori pericolo mentre un altro straniero è rimasto assordato dallo scoppio ed entrambi sono stati subito trasportati al pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria della Speranza di Battipaglia e se la sono cavata con una decina di giorni di prognosi. La bomba carta è esplosa nel corridoio della moschea in via Ripa intorno alle 18,30 di ieri. La deflagrazione è stata molto violenta. Sul posto si sono precipitati i vigili urbani, la polizia e i carabinieri. Le indagini sono comunque coordinate dalla Digos della questura di Salerno e dal commissariato di polizia di Battipaglia. Due giovani a quanto sembra avrebbero gettato l'ordigno nella moschea approfittando della porta di ingresso aperta. Difficile stabilire per il momento se si è trattato di un vero e proprio attentato o di una bravata. I due feriti sono subito stati soccorsi e le forze dell'ordine hanno avviato immediatamente le indagini per rintracciare i balordi che hanno fatto esplodere la bomba carta. I danni non sono ingenti e
la struttura portante dello stabile dove è ospitata la moschea non è stata intaccata. Gli investigatori hanno ascoltato i feriti per ricostruire l'accaduto ed acquisire quanti più particolari necessari per il proseguimento delle indagini. Molti abitanti di via Ripa dopo l'esplosione si sono precipitati in strada per rendersi conto di quanto accaduto. Gli agenti della squadra scientifica della questura di Salerno e del commissariato di Battipaglia hanno effettuato tutti i rilievi necessari per fare piena luce sull'episodio. In tarda serata sono stati ascoltati, presso il commissariato di Battipaglia, altri musulmani che erano nei pressi della moschea quando è esplosa la bomba. L'ordigno forse solo per pura coincidenza è stato fatto esplodere pochi minuti prima dall'inizio delle preghiere e nella mosche non c'era quasi nessuno.

Due anni fa si era già verificato un altro episodio simile. Anche in quell'occasione fu lanciato materiale esplosivo, una bottiglia molotov, contro la moschea. Potrebbe trattarsi di un episodio di intolleranza nei confronti della comunità musulmana che in ogni caso a Battipaglia è ben accolta. Gli inquirenti al momento non escludono alcuna pista. Molti curiosi che hanno notato il via vai di poliza e carabinieri si sono precipitati in via Ripa per capire cosa fosse accaduto.
Una delle stanze della moschea danneggiata dall’esplosione


02/02/2008


«È stato un gesto di terrorismo»


«Come? Una bomba? È un gesto di odio incomprensibile verso la nostra comunità». Rachid Amaidia, imam (cioè autorità religiosa) della moschea di Battipaglia, è inebetito quando apprende la notizia dal cronista. «Sono appena andato via. Oggi è venerdì, un giorno santo per noi, C’è gente nella moschea. Questo è terrorismo». Chiude, fa telefonate ai conoscenti per sapere di più. Poi, di nuovo, si sfoga al telefono. «Ho sporto denuncia, sono stato con il ragazzo ferito in questura. Ora mi attendo immediate risposte dalle autorità». Cosa è accaduto? «Due ragazzi italiani hanno lasciato all’ingresso una bomba carta. Uno dei fedeli che stava entrando è stato raggiunto in pieno volto dall'esplosione». Come sta? «È un ragazzo maghrebino, Abdel Karim, ha quattro punti sotto un occhio, ha rischiato la vista» C’è paura? «Non è la prima volte che accade. Due anni fa era stata lanciata una molotov. Ora la bomba carta. Non mi vengano a dire che sono ragazzi, qui qualcuno sta dietro loro». Sapete chi è? «La prima volta abbiamo capito che era un ragazzo della zona ma non l'abbiamo denunciato. Ora i responsabili della sicurezza devono intervenire». Qual è il clima a Battipaglia? «Battipaglia razzista? No, il sindaco parla a favore dell'immigrazione e dell'integrazione». g.c.
Rachid Amaidia, imam di Salerno e di Battipaglia

02/02/2008

Padre Ezio «Tra noi c’è amicizia»


Battipaglia. «Piena solidarietà ai fratelli musulmani». Due parole per commentare lo concertante episodio, padre Ezio Miceli, parroco della chiesa Santa Maria della Speranza ubicata a poca distanza dalla moschea, cerca di spiegare le ragioni di quel che è accaduto. «Battipaglia è una città accogliente - afferma padre Ezio Miceli - e tutte le comunità sono impegnate per favorire la fratellanza. Spero che le forze dell'ordine facciano subito piena luce sull'accaduto». Padre Ezio ha appreso la notizia al termine della messa vespertina. «Molti fratelli musulmani - continua padre Ezio Miceli - quotidianamente si recano alla mensa dei poveri che la Caritas gestisce ormai da anni. Mi auguro non si tratti di un episodio di intolleranza». gp.pa.

02/02/2008


Il sindaco «Spero sia una bravata»


Battipaglia. «Un episodio che non va per nulla sottovalutato e che mi addolora - dice il primo cittadino di Battipaglia, Gennaro Barlotti - e che spero sia null'altro che una bravata». La notizia dell'ordigno gettato nella mosche di via Ripa poco prima che i musulmani iniziassero le preghiere in pochi minuti ha fatto il giro della città ed è giunta anche in Municipio dove era in corso una riunione tra il sindaco e i rappresentanti politici di maggioranza. «La nostra è una città ospitale e l'amministrazione comunale è molto impegnata su tal fronte. Bene hanno fatto i vigili urbani a precipitarsi alla moschea per sincerarsi sull'accaduto. Siamo tutti imepganti per dare manforte alle forze dell'ordine e rendere Battipaglia più sicura e vivibile». gp.pa.



fonte: Il Dialogo

domenica 10 febbraio 2008

Ibnu Al Qayim Al Jawziya

In nome di Allàh il Misericordioso il Clementissimo

7 Safar 691 egirico (corrispondente al 1292 milidiaco) – 13 Rajab 751 egirico (corrispondente al 1350)

Il suo vero nome è Muhammad ben Abi Bakr ben Ayoub ben Sa’d ben Huraiz Alzar’i Addimashqi ed è soprannominato con il nome di Ibnu Al Qayim Al Jawziya. Questo appellativo con cui ha acquisito la sua fama deriva dal fatto che suo padre era il rettore di una scuola situata nella zona di Damasco chiamata Suq Al Qamh (in italiano il mercato del grano) e che portava il nome della Scuola Al Jawziya fondata da Muhyi Addin ben Hafedh. Quindi la gente cominciò a chiamarlo Ibnu Al Qayim Al Jawziya (in italiano Figlio del Rettore del Jawziya) in quanto suo padre era il rettore di questa scuola.
Prese la posizione di Imam in questa stessa scuola che divenne conseguentemente trasformata in un tribunale per poi essere chiusa per un periodo e riaperta come scuola per bambini fino a che non prese fuoco nella rivoluzione siriana.
È da rettificare una nozione importante in quanto errore comune: molti nominano Ibnu Al Qayim Al Jawziya e Ibnu Al Jawzi indifferentemente come se fossero la stessa persona; mentre Ibnu Al Jawzi - che Allàh gli usi Misericordia - ha preceduto Ibnu Al Qayim Al Jawziya di duecento anni, ed era uno scienziato e grande teologo. Morto a Baghdad nel 597, anno egirico, Il suo nome completo era AbdelRahman Abu Al Faraj Ibnu Al Jawzi Al Hanbaly. Dalle sue grandi opere Talbis Iblis, un libro che ‘smaschera’ i diabolici comportamenti di Sanata il Lapidato.

Ibnu Al Qayim apprese il suo sapere da notevoli scienziati a lui contemporanei, tra cui risalta in particolare lo sceicco dell’Islàm
Ibnu Taymiya che assieme allo sceicco Almajd Alhirany furono la fonte da cui ha acquisito la giurisprudenza. Ibnu Taymiya fu per Ibnu Al Qayim un modello a cui aspirare. Ne fu influenzato in notevole misura e prese molte delle sue stesse posizioni nel combattere le innovazioni e nel ritornare alla Fonte originaria delle Scritture.

Così come apprese da grandi scienziati anch’egli ebbe allievi di grande importanza. Tra questi suo figlio AbdAllàh, che prese, dopo la sua morte, il suo posto ad insegnare alla scuola Almustansiriya che si trovava nella zona denominata Arrayhan a Damasco. Il più noto allievo di tutti è stato l’esegeta e sceicco Ibnu Kathir.

Nella sua posizione che richiamava la gente al ritorno alla dottrina più ortodossa dell’Islàm dei Salaf (precedenti) e a combattere contro l’eterodossia che si era andata diffondendo, lo Sceicco Ibnu Al Qatim (che Allàh gli usi Misericordia) è stato accolto tra sostenitori e oppositori. Questi ultimi, che erano la stragrande maggioranza anche tra i giuristi del tempo, sono arrivati ad imprigionarlo assieme anche al suo maestro lo
Sciecco Ibnu Taymiya, per poi essere scarcerato solo dopo la morte dello Sceicco dell’Islàm.

Dopo la sua prigionia svolse il rito del Haj (pellegrinaggio) molte volte e si stabilizzò nelle vicinanze di Mecca dove poté dedicarsi alle orazioni nelle sue varie forme.

Tra coloro che lo hanno sostenuto, Ibnu Rajab in particolare e che era un suo allievo, racconta di lui:
‘era – che Allàh gli usi Misericordia – di considerevole devozione verso il suo Creatore. Le sue orazioni e le se veglie erano lunghissime che non ho mai visto nessuno fare come lui. Così come non ho mai visto uno più sapiente di lui e più conoscitore di lui, soprattutto dell’esegesi del Sublime Corano, della Sunna e dell’essenza dell’Iman (il Credo). […]’
L’esegeta lo Sceicco Ibnu Kathir invece dice di lui:
era un grande lettore ed era di egregio comportamento, di grande amore, privo di invidia verso gli altri, non aggrediva e non criticava malamente nessuno, non portava rancori. Ero il più vicino a lui come compagno e amico ed ero colui tra questi a cui voleva più bene.

Che Allàh gli usi Misericordia e si compiaccia di lui

venerdì 8 febbraio 2008

Lo Sceicco dell’Islàm Ibnu Taymiya

In nome di Allàh il Misericordioso il Clementissimo

Lo Sceicco Ahmed Ben AbdelHalim Ibnu Taimiya nasce a Heran il giorno 10 del mese egirico Rabi’ al Awal dell’anno 661. Durante l’anno 668 suo padre lo portò, assieme ai suoi fratelli, con se a Damasco, mentre fuggivano dall’attacco dei Tatari. Appena più grande, apprese il sapere da suo padre e tramite gli sceicchi di Damasco. Apprese da loro le scienze della lingua araba e le scienze teologiche (riguardanti l’esegesi del Sublime Corano, dei Hadith e della giurisprudenza islamica). Possedeva una notevole intelligenza e una memoria straordinaria, sì da permettergli di superare i suoi coetanei di moltissimo quando aveva solo una decina di anni. La sua capacità mnemonica era oggetto di discussione tra la gente di Damasco, giacché ci è stato riportato che un giorno andò da lui uno sceicco proveniente da Halab per mettere alla prova la sua memoria. Gli dettò tredici hadith e dopo aver terminato di recitarli glieli ripeté uno dopo l’altro così come gli ha citati l’esaminatore. Dopo di ché gli citò un numero di asanid (di nomi di catena di tramandazione dei hadith) ricercati e come la prima volta fu in grado di ripetere i nomi uno dopo l’altro come nominati. Lo sceicco stupito esclamò: se ha ancora vita dinnanzi, occuperà una notevole posizione.

Già all’età di diciannove anni andava presso le varie scuole a sedere e discutere con gli scienziati del suo tempo; così quando morì suo padre nel 681 egirico prese il suo posto nell’insegnare la corrente hanbalita. Cominciò a fare l’esegesi del Sublime Corano e della Sunna, e si raccontava circa le sue lezioni che erano condotte con una chiarezza concettuale e precisione linguistica con la sua pacata voce.
La sua sete di sapere era impressionante e non smetteva mai di compiere le sue ricerche, nominando, invocando e ritornando ad Allàh in tutte le situazioni e condizioni. Sapeva fermarsi ai confini prescritti da Allàh, umile verso di Lui, di frequenti digiuni e lunghe veglie (qiyam).

la situazione storica dell’Impero Islamico in cui è vissuto lo Sceicco dell’Islàm era pessima. L’Impero Islamico era in mano ai Mamelucchi che erano estranei alla lingua e lontani nel comprendere la dottrina islamica e le sue prescrizioni. Per questo e altro si diffusero in tutto l’impero delle controversie fuori dall’ideologia islamica e presto si diffusero gruppi e fazioni islamiche e in particolare i gruppi sufi che hanno trovato appoggio e preso forza dai vari governanti.
La lontananza dalla comprensione della Religione islamica da parte dei governanti ha portato questi stessi ad ascoltare i pareri degli innovatori e dei discrepanti che non coincidevano con la Fonte (asl) e l’essenza della dottrina islamica. Sicché la maggior parte delle persone non avevano un unico parere ma diversi, credendo sempre di più alle superstizioni e alle leggende.
E se è vero, come è vero, che gli uomini intraprendono la stessa via di condotta dei loro governanti, in quel periodo si sono diffusi ideologie, comportamenti e rituali fuori dalla linea di condotta islamica. Così anche il pensiero degli intellettuali e i loro discorsi sono stati influenzati da teorie filosofiche estranee all’Islàm e le menti divennero sempre più estraniate nel loro pensiero. Gli intellettuali oziavano nei confronti dello sforzo della comprensione e si dimostrarono sempre più dei emulatori, scontrandosi tra fazioni e confrontandosi con argomentazioni pericolose e appellandosi a fonti diverse al Sublime Corano e la Sunna.

Che Allàh gli usi Misericordia e si compiaccia di lui

giovedì 7 febbraio 2008

L’Imam As-shafi’i

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Abu ‘AbdAllàh è uno dei quattro Imam che hanno dato avvio alle rispettive scuole. A lui si riconduce la scuola Shafi’ita.
È di padre e madre qoraiscita. Sua madre è la signora Hafida sorella della signora Fatima bintu Asad, madre del quarto Califfo Ali Ibn Abi Talib e per questo As-Shafi’i diceva: Ali Ben Abi Talib è mio zio e mio cugino.

L’imam as-Shafi’i studiò la maggior parte del sapere del suo tempo: dalla cultura egiziana (alqabatiya), alle tradizioni della cultura greca, persiana, indiana e si dedicò anche alla chimica, alla medicina, alla fisica, alla matematica, all’astronomia, alle scienze in generale … si dedicò alla scienza della firasa (una vecchia scienza paragonabile alla psicoanalisi odierna), alla giurisprudenza, ai ahadith, alla scienza della lingua, della letteratura, della poesia … così anche si dimostrò abile atleta: nel lancio ed era anche un ottimo cavaliere … Quando aveva solo venti anni era già conosciuto per le sue sedute di ifta’.

Nacque a Gaza nell’150esimo anno egiriaco (corrispondente all’anno gregoriano 767), stesso anno in cui morì l’imam Abu Hanifa Annu’mani, il giurista dell’Iraq. Suo padre morì quando aveva appena due anni, così sua madre lo portò a Mecca e lì crebbe orfano iniziando la sua vita con una sfida e con una grande volontà di cercare il sapere dovunque esso si trovi.

Dissero nella sua descrizione: era un uomo alto, di carnagione scura, con una voce dolce e con una notevole intelligenza creativa; dormiva poco, leggeva e scriveva molto. Vestiva indumenti semplici e puliti, e si riusciva a concentrare e a riflettere solo nel buio totale. Camminava sempre con il suo grosso bastone che lo ha accompagnato per tanti viaggi. Gli venne chiesto un giorno: ‘Perché porti spesso con te quel bastone mentre tu non ne hai bisogno visto la tua rubustezza?’; ed egli – che Allàh l’Altissimo si compiaccia di lui – rispose: ‘affinché esso mi ricordi che sono solo in viaggio’.

Imparò il Sublime Corano quando aveva sette anni, arrivò a compiere i suoi tredici anni avendo imparato a salmodiarlo (tajwid) e avendo imparato la sua esegesi. Si era caratterizzato per la sua bella voce nel salmodiare il Sublime Corano, piena di pianti di timore e di aspirazioni verso Allàh l’Altissimo.

Si accorse presto che doveva imparare la scienza della lingua araba, così scelse di trasferirsi dalla tribù dei Bani Hadhil, che era conosciuta come la tribù che più delle altre usava un arabo corretto. Rimase da loro e prese a spostarsi con loro per dieci anni, e oltre ad aver acquisito una notevole padronanza linguistica, in questi dieci anni imparò anche l’arte del lancio (dell’arco e della lancia). La sua esperienza in mezzo a questa tribù lo porterà successivamente a migliorare la sua comprensione del Sublime Corano e della Tradizione Profetica (Sunna).

Diversamente da altri scienziati, l’Imam as-Shafi’i non si è legato ad uno sceicco (maestro) in particolare per acquisire il sapere ma egli si spostava in continuazione alla ricerca di nuove nozioni e nuove conoscenze; viaggiò per tutto l’impero islamico discutendo con la gente, con gli scienziati e con i giuristi, con i tramandatori dei Hadith cercando di avere contatto con le più diverse correnti di pensiero del suo tempo. Si spostò inizialmente tra le tribù del Hijaz, poi viaggiò verso l’Iraq, la Persia, L’Anatolia, lo Yemen, la Palestina, l’Egitto.

Che Allàh gli usi Misericordia e si compiaccia di lui