martedì 18 dicembre 2007

Tra i Significati del Mese di Ramadan


In nome di Allàh il Misericordioso il Clementissimo


L’Islàm, come tutti sappiamo, si basa sui cinque pilastri: la professione di fede, le cinque orazioni giornaliere, la zakat (l’imposta coranica), il digiuno del sacro mese di Ramadan e il pellegrinaggio alla Mecca per chi ne ha le possibilità economiche e fisiche. Il mese di Ramadan è di ventinove o trenta giorni a seconda, e fa parte del calendario islamico.
Il calendario islamico è composto da dodici mesi e contrariamente a quello gregoriano, è basato sulle varie fasi della luna, il mese inizia con l’apparire del primo riflesso della luna crescente, con la luna piena si ha metà mese, per poi finire la mensilità con l’ultimo riflesso della luna calante. Il mese di Ramadan è il mese più sacro di tutto il calendario islamico. Allàh, infatti, ha dato ad ogni arco di tempo un momento particolarmente più sacro: durante il giorno i cinque orari del rito di adorazione, durante la settimana il venerdì (il giorno festivo islamico), durante l’anno il sacro mese di Ramadan e durante la vita il pellegrinaggio alla Mecca (per chi ne ha la forza economica e fisica). Essi sono un punto di riferimento temporali che il musulmano sfrutta come momento di arresto e distaccamento dalla materia. Una tappa in cui rivedere il proprio operato, una porta metafisica per purificare l’anima chiedendo perdono per i propri errori e avvicinarsi spiritualmente all’Altissimo. Il sacro mese di Ramadan, in specifico, è il mese in cui il musulmano rinuncia ad appagare tutti i propri istinti, quali il mangiare, il bere, l’avere rapporti sessuali per ordine di Allàh. Questa astensione è di obbligo solo durante la presenza del sole nel cielo (sia che esso si veda che non), mentre cessa questo obbligo nelle ore notturne. I benefici di questo mese, per il musulmano, si traducono in benefici salutari - individuali, spirituali, sociali, mondani e ultraterreni.
L’uomo durante l’anno e nel suo continuo ed interrotto nutrirsi accumula una serie di residui maligni nell’intestino che non riescono ad essere smaltiti in quanto il nostro intestino è chiamato in continuazione a lavorare senza metterlo quasi mai nella condizione di riposo. Il digiuno dal mangiare e dal bere permette all’intestino di smaltire questi residui e di risposare. I medici, infatti, concordano e prescrivono per molti malori gastrointestinali e anche di portata più generale il digiuno. A livello spirituale il mese sacro vuole essere invece una scuola, come la chiamò un intellettuale arabo, la scuola dei trenta giorni. Questa scuola vuole educare lo spirito a perdere del suo lato materialista abituato ad appagare in continuazione tutti i propri istinti, e quindi ad allontanarla dalla malattia che vede la materia sopraffare il sentimento. Lo spirito si educa in questo mese anche alla pazienza, alla perseveranza e all’autocontrollo, permettendo così a molti di allontanarsi dai vari vizzi implicanti dipendenze materiali. Inoltre il musulmano benestante, attraverso la sua astensione dal mangiare e dal bere, valorizza nuovamente e in continuazione il dono del cibo che, normalmente nella vita quotidiana, si è esposti a dimenticarne il grande valore che il Creatore gli ha dato, trascurando così coloro che ne soffrono. Il credente musulmano, qualsiasi sia la sua classe sociale, è costretto a provare così la sofferenza del povero nel non poter mangiare e bere e questo lo porta a essere più comprensivo se non sensibile nel confronto del bisognoso.
Ricordando i problemi sociali il Profeta Muhammad (pbsl) ha ordinato ai giovani, in un hadith (detto profetico), di sposarsi giovani per chi ha il potenziale di mantenimento economico e fisico; mentre per color che non ne possiede invita a digiunare fino a che Allàh non li avrà dotati, informando che il digiuno è una prevenzione, una protezione, in quanto disciplina gl’istinti dell’uomo.
Quindi il mese di Ramadan aiuta a disciplinare lo spirito, il corpo e a guarire molte malattie individuali e sociali; oltre a questo per il credente musulmano il rispettare i suoi precetti comporta una ricompensa ultraterrena che Allàh ha promesso ai suoi credenti, dicendo in un hadith qudsi (cioè riportato dal Profeta e riferito ad Allàh): “Il digiuno è Mio, ed Io lo ricompenso, abbandonando l’uomo il proprio piacere ed il proprio mangiare e bere per Me. Il digiuno è protezione, e chi digiuna ha due piaceri: un piacere quando rompe il digiuno ed un piacere quando incontra il proprio Signore…”

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