Roma, 16 giugno 2008 Lettera aperta:immigrati irregolari e clandestini e diritto all'assistenza sanitaria.
In questi giorni ci giungono diversi quesiti sulle nuove norme sulla sicurezza e diritti sanitari e segnalazioni circa la difficoltà di accesso all'assistenza sanitaria da parte degli immigrati irregolari e clandestini. La Società Italiana di Medicina delle Migrazioni è un network scientifico che dal 1990 si occupa dei temi legati all'assistenza sanitaria ed alla salute degli immigrati presenti in Italia e che collega molte delle realtà del privato sociale, del volontariato e del pubblico che si interessano di tale problematica (attualmente circa 620 soci e 7 coordinamenti territoriali ed oltre un centinaio di strutture di riferimento pubbliche e del volontariato laico e confessionale), ed in base a questa vasta esperienza vogliamo precisare alcune cose e fare delle considerazioni nel merito.
L'Italia nei riguardi della popolazione immigrata ha una normativa sanitaria particolarmente illuminata, coerente con il mandato costituzionale (art. 32) e con un sistema sanitario di tipo universalistico ed equo (almeno sulla carta ma spesso anche nella prassi). Dal 1998, con il Testo Unico sull'immigrazione (D.L.ivo 286/98) si è stabilita la possibilità di accesso ai servizi sanitari in una ottica estremamente inclusiva: quasi la totalità (94%) degli stranieri con regolare permesso di soggiorno hanno il diritto/dovere di iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale (a parità di condizioni con i cittadini italiani) ed una parte ne ha facoltà attraverso una iscrizione volontaria (4%). Coloro che ne sono esclusi (turisti, uomini d'affari con soggiorni brevi, ...) devono avere una assicurazione sanitaria privata, avendo comunque sempre garantiti gli interventi d'urgenza.
Ormai esiste una significativa documentazione sul tema compresa la posizione degli ordini dei medici italiani, di alcune società scientifiche e dei ministri della sanità europei ... che sottolineano l'indispensabilità di questa impostazione per garantire concretamente la salute per tutti (è assolutamente intuitivo come il batterio, il virus o il parassita non faccia distinzione di etnia, status giuridico o colore della pelle).
Vogliamo sottolineare come questo clima di enfasi della "sicurezza" e criminalizzazione degli immigrati stia producendo danni per la salute degli immigrati stessi (tutte le strutture in Italia che si occupano di assistenza sanitaria ad immigrati irregolari denunciano una riduzione preoccupante degli accessi e non perchè siano diminuiti tali stranieri ma per il clima di sospetto e paura creatosi con ripercussioni gravissime anche sulla collettività: pensiamo alle badanti che non vengono a farsi curare o immigrati che vanno a lavorare in condizioni precarie di salute, o che vivono in condizioni di promiscuità con altri immigrati in regola o con italiani in condizione di fragilità sociale...). Per tali ragioni, potremmo dire che il "pacchetto sicurezza", pur non contenendo condizioni ostative all'accesso ai servizi sanitari, per come è stato previsto, percepito e presentato, di per sè è "patogeno" (causa di malattia/patologia) per gli immigrati e per la collettività.
Il Consiglio di Presidenza della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni
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