domenica 20 gennaio 2008

L’indagine di Brian Withaker sul Memri

Nel nome di Allàh il Misericorde il Clementissimo

Il giornalista Brian Withaker ha pubblicato un articolo che indaga sulla realtà del Memri. Il Memri, per chi non lo conoscesse ancora, sta per Middle East Media Research Institute ed è un organizzazione con sede a Washington D.C.
Si propone di eseguire traduzione (gratuite) dei vari contenuti dei media medio orientali con la volontà di essere un ponte per l’Occidente che serva a comprenderne la scena e la realtà pubblica (e politica).
Nel suo articolo che si intitola Selective Memri (La selettività del memri) pubblicato il 12 Agosto 2002, Msr. Withaker (giornalista del The Guardian), afferma che ogni tre o quattro giorni riceve come tanti altri giornalisti delle traduzioni di alta qualità di articoli di giornali tradotti dall’arabo. La sua indagine comincia quando riceve un pezzo in cui un ex medico dell’esercito iracheno affermava che Saddam Hussein avesse ordinato di amputare le orecchie a tutti i disertori. Gli fu chiesto dal suo giornale di approfondire la questione di questo articolo e dopo una piccola ricerca si delineano davanti a questo giornalista delle interessanti verità sullo stesso Memri.

Il Memri, che ha aperto filiali anche a Londra, Berlino e Gerusalemme, è finanziata dai contribuenti americani. Esso, infatti è un istituto “"indipendente"” e senza fini di lucro, che ha delle agevolazioni in materia fiscale da parte degli Stati Uniti come prevede la legge dello stesso paese.
Il giornalista inizia la sua indagine dal sito dello stesso Memri e nota alcuni particolari interessanti. In primo luogo non si trovano nomi di responsabili o di impiegati; in secondo luogo tutti gli articoli tradotti da questo istituto ricalcano l’agenda politica israeliana. Andando sempre più a scavare si trova il nome del co-fondatore e presidente, non che responsabile del sito: un certo Yigal Carmon. È un colonnello che ha servito per 22 anni l’intelligence israeliana, il Mossad; ed è anche stato consigliere di due premier israeliani: Yzhak Shamir e Ytzhak Rabin. In un’altra pagina, ormai non più reperibile, dice il giornalista, trova sei nomi. Il colonnello e altri due hanno lavorato per il Mossad, mentre dei restanti, uno ha servito nell’esercito, l’altro ha una formazione accademica e l’ultimo è un ex-attore. L’altro fondatore del centro è Meyrav Wurmser, direttrice del Centre for Middle East Policy presso l'Hudson Institute di Indianapolis; e la strana coincidenza, nota Brian, è che ‘l’onnipresente’ Richard Perle, che presiede le politiche per la difesa al Pentagono, è entrato ha far parte del consiglio di amministrazione proprio dell’Hudson Institute.
La signora Wurmser aveva anche pubblicato un interessante articolo intitolato “Can Isreal Survive Post-Zionism?” (Può Israele sopravvivere al Post-Sionismo?) in cui difende la posizione di autodifesa israeliana attaccando i sinistroidi dello stato ebraico come fossero una grande minaccia.
Insomma , per farla breve il nostro giornalista ha denunciato la politica sionista dell’istituto, che segue le direttive dello ‘Stato di’ Israele e che va in cerca di tutti gli articoli dei media arabe che possono recare danno a paesi arabi e che nello stesso momento mirano a colpire l’opinione pubblica americana. Msr. Brian conferma che sono riusciti ad ottenere grossi risultati con queste piccole traduzioni, che ovviamente nessun giornale si cura di verificare e investigare. Un primo risultato durante il 2002 lo hanno ottenuto con la pubblicazione di un articolo del giornale al-Riyadh, dove una docente universitaria ha riportato una vecchia storia risalente al Medioevo in cui si accusano gli ebrei di usare il sangue di bambini cristiani e musulmani per fare gli impasti dei dolci della festa di Purim. Secondo Brian, e mi trova d’accordo, che l’unica cosa che può dimostrare questo articolo è l’ignoranza di molti paesi arabi (comprensivi della loro classe più istruita) nei confronti dell’ebraismo e di Israele. Però il Memri è riuscito a fare passare, ingiustamente, che la testata su cui è stato pubblicato è ‘un giornale statale’, lasciando intendere che lo stato concorda con la linea del giornale, e addirittura ne controlla l’attività. In verità, al-Riyadh è un giornale di una società privata; di cui il direttore, conseguentemente, ha affermato che, poiché era all’estero nel momento di pubblicazione dell’articolo, ne ha preso visione solo dopo, e ha provveduto a presentare le proprie scuse e a licenziare la docente.
Un secondo successo nello stesso anno, il Memri lo ha ottenuto - continua il giornalista di The Guardian – quando l’ambasciatore saudita a Londra ha pubblicato una poesia su una giovane donna kamikaze sul giornale al-Hayat dal titolo: “I Martiri”. Il memri ha visto subito l’occasione per tradurla e presentarne un estratto dichiarando che decantava i kamikaze. Certo – dice Brian – che il vero messaggio della poesia dipende dalla traduzione: It could, perhaps more plausibly, be read as condemning the political ineffectiveness of Arab leaders, but Memri's interpretation was reported, almost without question, by the western media (è più plausibile che l'opera vada letta come una condanna dell'inefficacia politica dei leader arabi, ma i media occidentali hanno rilanciato l'interpetazione del Memri quasi senza metterla in discussione).


These incidents involving Saudi Arabia should not be viewed in isolation. They are part of building a case against the kingdom and persuading the United States to treat it as an enemy, rather than an ally. It's a campaign that the Israeli government and American neo-conservatives have been pushing since early this year - one aspect of which was the bizarre anti-Saudi briefing at the Pentagon, hosted last month by Richard Perle.

Gli incidenti che hanno coinvolto l'Arabia Saudita non vanno visti come casi isolati. Fanno parte di una campagna contro il regno saudita, volta a convincere gli Stati Uniti a trattarlo come nemico anziché come alleato. È una campagna intrapresa dal governo israeliano e dai neoconservatori americani fin dall'inizio di quest'anno: uno dei suoi aspetti è stato lo stravagante briefing antisaudita tenuto da Richard Perle al Pentagono un mese fa.
Il memri cerca di diffondere, e a quanto pare riesce, ciò di cui l’agenda politica israeliana necessita. Quindi diffidate dalle varie traduzioni di articoli, video, e quant’altro materiale che provenga da questo istituto e che purtroppo lo troviamo anche in italiano. Gli stessi ‘video di Bin Laden’ (laddove esistano effettivamente) non sfuggono al loro controllo, diffondendo la traduzione da loro voluta, o meglio voluta da Israele.

Quindi non ascoltate alle parole di Bin Laden o Zawahri o altri in una lingua che non sia l’arabo, o tradotte da altra fonte, perché a me non risulta che questi parlino italiano!



1 commento:

Unknown ha detto...

La Hawla wa la quata illa bi allah al 3alii al 3addim...non altro da aggiungere!!
Salam alaika fratello, wa baraka llah fik
hanan